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Caurey: “Sono scappato dalla Costa d’Avorio per le mie inchieste, l’Italia mi ha accolto”

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“Nel 2015 sono dovuto scappare dalla finestra mentre i soldati entravano dalla porta, ero già stato in prigione e non potevo immaginare che mi avrebbero nuovamente picchiato come la prima volta”. La fuga di Maathias Caurey, giornalista africano di quarantadue anni, è iniziata alle due del mattino, quando ha lasciato la sua casa ad Abidjan, Costa d’Avorio, per non farvi più ritorno. Maathias scriveva per LG Info, quotidiano per il quale aveva realizzato un’inchiesta sulle forniture di armi che dalla Francia venivano inviate in Costa d’Avorio per sostenere la rivoluzione del 2011, con la quale il Presidente Alassane Ouattara aveva preso il potere, dopo aver sconfitto alle elezioni il suo predecessore Laurent Gbagbo.

“Vivo in questo Paese da due anni, due mesi e tre giorni. Sono scappato in Tunisia, e poi ho preso una barca per raggiungere l’Italia”, ha spiegato Caurey. “Avevo i soldi per viaggiare in aereo, non posso dire che stavo male. Ma entrare in Europa, per chi viene dall’Africa, è diventata un’impresa. Per me poter vivere qui è una grande opportunità”. Caurey non può tornare nel suo Paese dopo quell’inchiesta. Già nel 2011 era stato in arrestato e aveva passato tre anni in prigione: “Sono stato picchiato e torturato perché quando è salito al potere Outtara lavoravo per La Voie Originale, agenzia di stampa considerata vicina al vecchio Presidente”. Una volta fuori di prigione, nel 2014, Maathias aveva scoperto che tutto il materiale della sua vecchia redazione era stato distrutto dal regime.

Anche se la crisi elettorale del 2011 appartiene al passato, nella Costa d’Avorio i media sono ancora tenuti sotto stretta sorveglianza governativa. Sebbene la legge sulla stampa del 2004 abbia depenalizzato i reati dei media, in alcuni casi i giornalisti vengono ancora sottoposti a custodia cautelare per accuse come vilipendio alla presidenza o pubblicazione di false informazioni, come denunciato da Reporters Sans Frontiere.

Oggi Maathias Caurey vive in Piemonte, dove lavora come mediatore culturale nella speranza di poter tornare un giorno in Costa d’Avorio. Segue ancora con attenzione le vicende del suo Paese e il modo in cui vengono raccontate in Occidente. “Nella gran parte dei casi i giornalisti europei non vedono con i loro occhi quello che succede in altri Paesi, ma si affidano a quanto viene scritto da altri. Ma sbagliare o mentire può uccidere, e se anziché fare corretta informazione, la stampa coltiva menzogne, amplificandole, questo può diventare un vero pericolo”.

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