Elezioni chiuse e fine della campagna elettorale. Nel frattempo si avvicina l’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna. Unendo le due tematiche, vale la pena chiedersi che cosa i partiti proponevano per migliorare (o stabilizzare) la condizione femminile.
Sono tre gli argomenti principali, trattati da tutti o quasi i programmi di partito: lavoro e diritto alla maternità, contrasto alla violenza di genere e diritto alla salute e all’autodeterminazione del proprio corpo – quest’ultimo tema passato in sordina rispetto agli altri. I programmi presi in considerazione sono quelli di Movimento Cinque Stelle, Liberi e Uguali, coalizione di centrodestra (Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia), di centrosinistra (Partito Democratico, +Europa, Insieme e Civica Popolare), Potere al Popolo, Casapound e Popolo della Famiglia. Quello che complessivamente appare è uno schiacciamento della donna al ruolo di madre, con più proposte per gli incentivi alla maternità che ai centri antiviolenza, per esempio.
LAVORO E DIRITTO ALLA MATERNITÀ
Il tema è il più approfondito dei tre. Tutti i partiti nei loro programmi avevano idee per il sostegno alla maternità pagata e ai congedi genitoriali (e non solo per le madri) per un’equa divisione del lavoro riproduttivo, in simbiosi a quello produttivo. Molti hanno proposto il rinnovo dell’ “Opzione Donna”, cioè della possibilità per le lavoratrici di andare in pensione a 57 anni se hanno raggiunto i 35 anni di contributi, con un notevole anticipo rispetto alle regole ordinarie: il Pd la vuole estendere a chiunque abbia meno di 63 anni “purché abbia raggiunto il requisito contributivo richiesto”; anche il M5S non specifica ma chiede un’estensione; la Lega vuole una proroga per il 2018; LeU ne chiede una stabilizzazione.
Un occhio di riguardo va ai congedi parentali: tenendo salda la questione secondo cui entrambi i genitori hanno diritto a congedi pagati, si leggono le proposte più varie. Per il Pd “le mamme, dopo la fine della maternità obbligatoria, possono restare a casa con una retribuzione pari al 30% dello stipendio per 6 mesi. Questo beneficio spetterà, sotto forma di buono per le spese di cura, anche alle donne che tornano a lavorare”, intendendo con ‘spese di cura’ asili nido o rimborsi per le babysitter. M5S vuole “misure di sostegno, ad esempio tramite incentivazione fiscale e contributiva, a favore dei datori di lavoro per la creazione di asili nido aziendali o altre iniziative informali, affinché ciò non comporti diminuzione di stipendio per le donne”. Propone anche un premio di 150 euro al mese, per 3 anni, a maternità conclusa, per le donne che rientrano al lavoro, e sgravi contributivi per le imprese che mantengono al lavoro le lavoratrici dopo la nascita dei figli. La Lega (come +Europa) propone un aumento dello stipendio per le donne in periodo di maternità facoltativa e una “riduzione della età di pensionamento o dell’anzianità contributiva di 9 mesi per ogni figlio con un massimo di 3”. Forza Italia propone una vaga “tutela del lavoro delle giovani madri” con “difesa delle pari opportunità e tutela delle donne con riconoscimento pensionistico a favore delle madri”. Anche il programma di LeU non va nello specifico: “Puntiamo ad annullare il divario salariale tra uomini e donne, ad introdurre misure strutturali di sostegno alla genitorialità”. +Europa vuole “mettere a disposizione delle donne strumenti molto più efficaci per la conciliazione tra lavoro e famiglia”, intervenendo in particolare sugli asili nido, assicurandone anche il funzionamento in orari che consentano alle donne il pieno svolgimento della propria attività lavorativa. “È anche importante promuovere il ritorno delle donne al lavoro dopo la maternità, con strumenti che le garantiscano sotto il profilo della retribuzione e dell’inquadramento professionale” – anche se poi questi strumenti non vengono specificati. Secondo Insieme “le donne che tornano al lavoro dopo la maternità obbligatoria dovrebbero ricevere almeno tanto quanto quelle che prolungano il congedo, e cioè il 30% del proprio stipendio, per esempio sotto forma di bonus o di voucher per le spese di cura”. Civica popolare chiede di esimere un anno di contributi reali per ogni figlio per un massimo di tre anni di riduzione dell’età pensionabile. Casapound propone un “coefficiente familiare”, secondo cui “il reddito verrebbe tassato nella stessa maniera (più favorevole) sia là dove fossero entrambi i coniugi a lavorare, sia là dove il lavoratore fosse un solo componente della famiglia. Si tratterebbe di ripartire tra entrambi i coniugi lo stipendio di uno solo”, nato per favorire le donne che scelgono di lasciare il lavoro dopo il parto. Simile la proposta del Partito della Famiglia: l’istituzione del reddito di maternità (1.000 euro al mese di indennità per le donne italiane che decideranno di dedicarsi in via esclusiva alla cura della famiglia).
La parità di genere, si sa, passa anche dalla parità salariale. Alcuni dei programmi di partito ne tengono conto, chiedendo un controllo sulle retribuzioni alle aziende: PD, +Europa, Insieme, Civica Popolare, e Potere al Popolo.
CONTRASTO ALLA VIOLENZA DI GENERE
È una tematica affrontata, anche se in modo più vago e meno approfondito rispetto al precedente. Il Pd propone un finanziamento dei centri antiviolenza e dei centri per vittime di tratta, con un successivo reinserimento delle donne nel mondo del lavoro. Il M5S chiede un sostegno economico alle donne che hanno subito violenza e la messa a punto delle reti antiviolenza territoriali con anche un sistema di raccolta dati a livello nazionale. È anche l’unico partito a citare le molestie sui luoghi di lavoro, “l’uso differenziato del genere maschile e femminile nella lingua italiana al posto del solito neutro maschile, l’obbligo di osservare codici etici o di autoregolamentazione nella pubblicità, nei vari mezzi di comunicazione, nei libri scolastici, nelle società del settore pubblico e privato”. Le proposte della Lega sono tutte di carattere giuridico e focalizzate sullo stalking: ridurre i tempi della giustizia e prevedere una colpa del pm che non prende in mano il fascicolo in caso di denuncia. Prevede anche l’allontanamento da casa, il filo diretto tra forze dell’ordine e pm, e la possibilità di giudizio immediato. Forte la proposta di Giulia Bongiorno, avvocato candidata nelle file leghiste: castrazione chimica per chi abusa di minori e per chi reitera il reato di violenza sessuale. Non sono citati centri antiviolenza o reinserimento delle donne. Insieme propone “un lavoro di decostruzione degli stereotipi e, dall’altro, iniziative educative di prevenzione della violenza di genere e di attivazione di percorsi di inserimento professionale e indipendenza economica per le donne che hanno subito violenza”. Per Civica Popolare si deve “aiutare concretamente e tempestivamente le donne vittime di abusi e crimini domestici” – anche se di concreto, in questa frase, non c’è nulla.
Pd e M5S propongono una formazione specifica di forze dell’ordine e personale sanitario sugli aspetti della violenza di genere.
Forza Italia, LeU, +Europa, Insieme, Casapound e Popolo della Famiglia non citano il contrasto alla violenza di genere nel loro programma.
SALUTE E AUTODETERMINAZIONE DEL PROPRIO CORPO
Il M5S vuole garantire la libera scelta della donna rispetto alle indagini prenatali ritenute invasive e alle condizioni di parto e tutelare tutte coloro che scelgono di ricorrere all’aborto, attraverso la presenza di personale non obiettore e percorsi assistenziali protetti in tutte le strutture. Ancora una volta è l’unico a occuparsi dei diritti delle sportive, in termini di maternità ma non solo. LeU ha “un’attenzione specifica alla promozione del diritto alla salute delle donne, garanzia dei diritti sessuali e riproduttivi, attraverso il sostegno e il finanziamento della rete dei consultori”. Propone anche l’applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza intervenendo sul numero eccessivo di medici obiettori. Potere al Popolo propone un libero accesso a tutte le tecniche di fecondazione e all’interruzione di gravidanza.
Silenzio su questo fronte da parte di PD, Lega, Forza Italia, +Europa, Insieme, Civica Popolare, Casapound e Popolo della Famiglia.
Menzione a lato per Potere al Popolo, che nel suo programma tratta argomenti e fa uso di termini specifici da “addetti ai mestieri”, ma che difficilmente sono inquadrabili in una delle tre categorie di cui sopra. Si legge però tra le righe una lotta al patriarcato e agli stereotipi di genere che non può che far bene.