Un derby senza un minimo di retorica, pratico e quadrato come la sua città. Torino si prepara alla centonovantaseiesima stracittadina col cielo di piombo che promette pioggia anche domenica 18 febbraio, il giorno della partita. I più maligni aspettano il risultato finale per vedere se, dovesse piovere, Mazzarri incolperà le condizioni climatiche avverse in caso di sconfitta. Mentre la sponda granata si prepara alla partita con la solita furia taurina, quella bianconera vuole il riscatto dal pareggio casalingo di Champions League. Il 2 a 2 col Tottenham ha uno strano sapore, a metà tra una sconfitta e un risultato generoso vista la Juventus spaventata e comica scesa in campo dopo il quarto d’ora iniziale.
Gli infortuni avevano imposto ai bianconeri un centrocampo fragile, con il solo Khedira ad affiancare Pjanic nel difficile compito di arginare il pressing altissimo degli Spurs. Il recupero di Marchisio, che dovrebbe partire titolare domenica, permette alla Juve di passare al più familiare 4-3-3, schema che aveva garantito la striscia di dieci risultati utili consecutivi in seguito alla sconfitta di novembre contro la Sampdoria. Panchina per Dybala, recuperato dopo l’infortunio di gennaio, mentre stringe i denti Mario Mandžukić che insieme a Douglas Costa e Higuain comporrà il tridente bianconero.
Il Torino dall’arrivo di Mazzarri non ha mai perso una partita, ha una media di 2,2 punti nel girone di ritorno e rincorre un posto in Europa League lontano “solo” quattro lunghezze. Il tecnico di San Vincenzo ha trovato la formula giusta aggiungendo muscoli a centrocampo grazie all’inserimento in pianta stabile di Obi e Rincon e sganciando Iago Falque da quei compiti di copertura che limitavano l’estro dello spagnolo. Davanti Belotti certo del posto da titolare, è chiamato a ritrovarsi vista la continuità sbiadita degli ultimi due anni che non deve gettare ombre sulla luminosità del talento bergamasco. Il gallo contro l’Udinese è tornato al gol dopo quasi due mesi in cui non riusciva più a cantare e quale prova del nove migliore di un derby?
Sono lontani i tempi dei derby di Maspero, delle corna di Ferrante e Maresca, Bettega e Anastasi contro Pulici e Graziani. Stagione 1976-1977, Toro e Juve si contesero lo scudetto fino alla fine. La spuntò la sponda bianconera che terminò il campionato a 51 punti, record per un campionato a 16 squadre e 2 punti per vittoria, granata subito dietro, 50 punti bellissimi e inutili. Quella stagione fu tutta un derby, continuo ed emozionante. Quello di adesso vede uno scenario completamente diverso, la Juve insegue il Napoli il Toro sogna l’Europa. All’andata finì 4 a 0 Dybala mattatore, Baselli espulso e Mihajlović in panchina, sembra passata un’eternità. Adesso entrambe aspettano la sfida per riscattarsi, la Juve, dalla pessima prestazione in Champions, il Toro proprio per vendicare il derby di settembre. Altro che sogni, miti e leggende, è un derby pratico come la pianta squadrata della sua città.