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Ottavi di Champions: Juventus tra illusione e realtà

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Bocca asciutta, mani vuote, braccino, paura di vincere. Si possono usare tutti i cliché che si vogliono per descrivere la serata di ieri della Juventus, ma i cliché semplificano la realtà delle cose. La Juve non è certo uscita bene dalla partita di Champions League contro il Tottenham, andata degli ottavi di finale, terminata 2-2 con rimonta degli inglesi dopo la doppietta di Gonzalo Higuain nei primi minuti. Gli inglesi non hanno perso la testa e hanno recuperato con i gol di Harry Kane e Christian Eriksen, mettendosi in una posizione di forza in vista del ritorno a Londra del 7 marzo. A Wembley la Juve sarà obbligata alla vittoria o costretta a un pareggio con molti gol per passare al turno successivo di Champions.

La forza del Tottenham

I cliché trascurano due elementi: la forza del Tottenham e i problemi della Juventus. Malgrado il quinto posto in Premier – campionato stellare per livello tecnico e volume d’affari, che fa sembrare la nostra Serie A un torneo minore -, la squadra messa in campo da Mauricio Pochettino è eccezionale dalla cintola in su. Corre e pressa a tutto campo, andando a strappare il pallone all’avversario fin dentro l’area. Ieri sera si è vista la differenza di passo tra le due squadre: una, la Juventus, abituata in campionato a segnare subito e a gestire il risultato contro avversarie che consegnano subito la bandiera; l’altra, il Tottenham, che non si accontenta di andare in gol, ma continua a macinare i rivali con il gioco.

I bianconeri sono rimasti presto schiacciati nella loro trequarti, esponendo la difesa e Buffon a insolite brutte figure. Proprio sul numero uno juventino – recente la notizia del suo ritorno in nazionale per le amichevoli di marzo contro Argentina e Inghilterra – pesano le responsabilità maggiori sul gol del pareggio, arrivato su punizione del regista Eriksen, dopo una palla persa di Bentancur, subentrato a sua volta a uno spento Khedira.

Champions

La Champions è un’altra cosa

Qui le dolenti note: i cambi non sono ancora all’altezza dei titolari, in un momento di difficoltà per gli infortuni che tormentano la rosa juventina. Il grande assente Matuidi sarebbe servito per arginare la furia dei centrocampisti inglesi e per dare equilibrio alla manovra, che grazie al francese si era stabilizzata dopo un inizio di stagione burrascoso. Il contemporaneo forfait di Dybala e il ritardo di condizione di Marchisio hanno messo Allegri con le spalle al muro: 4-2-3-1 e tutti gli attaccanti in campo, riducendo così i margini di correzione in avanti, dove Higuain è sembrato più solo che mai.

Il Pipita si è perso in fretta, dopo il rigore sparato sulla traversa a fine primo tempo e che avrebbe cambiato il senso di una partita poi sfuggita di mano. I due gol nei primi nove minuti porta a quattro il bottino dell’argentino nelle sfide a eliminazione diretta in Champions: l’argentino continua a non essere decisivo quando conta. Lui sui social ha allontanato le critiche con rabbia, dicendo che “è facile parlare dal divano”. Lo stesso ha fatto Allegri, dicendo che l’ambiente si deprime e si esalta con troppa facilità e che bisogna restare calmi in vista del ritorno, concentrarsi sul campionato e sulla coppa Italia e, soprattutto, recuperare gli infortunati.

Tempo di derby

Il problema sembra, però, più profondo e legato alla capacità della Juventus di scrollarsi di dosso il torpore delle partite di campionato e riuscire a costruire una rosa ampia e competitiva a livello europeo. Dopo le illusioni di coppa, ora c’è il ritorno alla realtà: il derby contro il Torino di Mazzarri. I granata sono stati dominati nei due precedenti confronti in stagione – 4-0 in campionato e 2-0 in Tim Cup -, quando la guida della squadra era affidata a Sinisa Mihajlovic, ma domenica alle 12.30 sarà un’altra storia e sarà un’altra Juve, ferita nel momento più importante della stagione.

DAVID TRANGONI

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