Una cinquantina di donne davanti al tribunale per protestare contro la violenza di genere perpetrata dalle sentenze di alcuni magistrati e giudici: sono le attiviste di Non una di meno di Torino, con striscioni, megafoni e volantini. Sono arrivate da tutta la città, hanno età diversa, sono diverse per studi e professioni, ma per una mattinata sono tornate insieme per sostenere la loro battaglia.
Il giorno scelto (22 gennaio) non è casuale: inizia oggi a L’Aquila il processo a carico delle tre donne accusate di diffamazione dopo aver protestato contro la presenza di Antonio Valentini a un convegno organizzato dalla Casa Internazionale delle Donne di Roma. Valentini era l’avvocato di Francesco Tuccia, il militare che nel 2012 aveva violentato Rosa a L’Aquila.
Non è solo questo il motivo che ha portato le donne di Non una di meno a fare presidio: il 2018 è appena iniziato e già due delle sentenze del tribunale di Torino sono finite nell’occhio del ciclone. La prima ha assolto un uomo che ha abusato della compagna, mandandola in pronto soccorso nove volte in otto anni per via delle botte: secondo la giudice Maria Iannibelli i fatti erano “atti episodici avvenuti in contesti particolari”, non una vera violenza domestica. La seconda sentenza riguarda un uomo di 50 anni accusato di violenza sessuale su una sedicenne ma che ha ottenuto le attenuanti perché “si era preso cura di lei” e i due avevano instaurato una relazione.
Le due sentenze hanno infiammato la protesta delle attiviste, portandole oggi 22 gennaio al presidio durato alcune ore. “Basta violenza dei tribunali contro le donne” recitava lo striscione. “Da sempre, quando si tratta di casi di violenza di genere nei tribunali, l’imputata è spesso la donna – denunciano le attiviste -. Che ore erano? Dov’era? Com’era vestita? Era ubriaca? Ma queste domande allo stupratore non le fanno mai”.