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Servizi sociali: aiuto o danno in caso di separazione?

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La fine di un matrimonio in alcuni casi non segna la fine delle conflittualità in una coppia. Soprattutto quando ci sono di mezzo i figli. Proprio la nascita del primogenito è la prima causa di separazione, come ha riferito la psicologa Maria Teresa Gallo nella seduta del Consiglio regionale del Piemonte dedicata al tema Famiglie in crisi: nuovi strumenti di tutela. Secondo il Rapporto Istat 2017 i matrimoni sono in aumento e ancor di più lo sono i divorzi, in particolare dopo l’entrata in vigore nel 2015 della procedura ‘breve’. Un fenomeno a cui si lega la custodia dei minori, “un tema che molto spesso viene lasciato al caso” ha affermato l’avvocatessa Catia Pichierri: un motivo di scontro fra i due genitori ma anche tra la famiglia e lo Stato, che interviene attraverso tribunali e servizi sociali.

Uno Stato che la Corte d’appello per i diritti umani considera in molti casi “responsabile di ignorare la ricostruzione dei rapporti familiari o, peggio, di peggiorarli”, secondo il senatore Lucio Malan. Le problematiche maggiori secondo Pichierri sono “la mancanza per le famiglie di avere un regolare contraddittorio, la discrezionalità della magistratura e la delega in bianco da parte dei tribunali ai servizi sociali”. In generale, ha riassunto l’avvocato, “l’assenza di un progetto più ampio per il rientro dei minori nelle famiglie”.

Per essere più chiari: l’intervento del tribunale per un eventuale allontanamento di un minore dalla famiglia si basa sulla segnalazione degli assistenti sociali. La famiglia può impugnare il provvedimento entro 10 giorni: un tempo troppo breve secondo Picchieri se si tiene conto che spesso si tratta di famiglie non abbienti, non pratiche delle procedure giuridiche e che per raccogliere tutte le pratiche necessarie si scontrano con iter lunghi. Quando i reclami delle famiglie vengono presentati, inoltre, normalmente vengono rigettati dalla Corte d’Appello. Per l’avvocato, infine, troppa è la decisionalità concessa ai servizi sociali anche in casi dove c’è una mancanza di professionalità.

Nella maggior parte dei casi sono i padri separati a lamentare la difficoltà di non riuscire a vedere i figli dopo la fine del rapporto con la compagna, sotto accusa in molti casi i servizi sociali. Gianluigi Matta, architetto torinese, parla di “un calvario” per riuscire a far accertare le gravi patologie psichiatriche della moglie che gli impediva di avvicinarsi alla figlia. Secondo la dottoressa Gallo, però, l’accumularsi dei controlli da parte di figure diverse può rappresentare un nuovo problema: la sovrapposizione di troppi professionisti nella verifica della situazione familiare allunga le tempistiche.

 

Corinna Mori

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