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Esuberi Torino Musei, l’assessora Leon: “Riorganizzare la fondazione”

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Lavoratori arrabbiati e poche spiegazioni. Nella mattinata di oggi, 21 dicembre, si è tenuta in Comune la prima delle due audizioni in programma per dare spiegazioni sulla situazione della Fondazione Torino Musei. L’assessora Francesca Leon ha risposto alle domande dei lavoratori, dei sindacati e delle opposizioni in Consiglio davanti alla terza commissione, che si occupa di lavoro, presieduta da Andrea Russi. Sul tavolo i 28 esuberi comunicati dal Segretario generale di Torino Musei Cristian Valsecchi ai lavoratori del Borgo medievale, della biblioteca della Gam, della Fototeca e del Museo diffuso della Resistenza. Le lettere di licenziamento sarebbero già pronte per essere spedite. Significherebbe l’inizio della procedura di esubero, della durata di 120 giorni, al termine della quale i lavoratori potrebbero essere riassorbiti da altri enti o poli museali, senza certezze in merito.

“Eravamo presenti come amministrazione alla riunione di consiglio direttivo della fondazione il 5 dicembre scorso, quando è stato presentato il piano di rientro e riorganizzazione dell’ente – ha spiegato Leon, visibilmente in imbarazzo – e siamo rimasti sorpresi dalle modalità adottate per comunicare le decisioni prese. I revisori dei conti hanno imposto un programma di rientro, che condividiamo. Altrimenti le conseguenze saranno ben peggiori: si va verso la mancata approvazione del bilancio e, di conseguenza, la liquidazione della fondazione”.

Lunedì scorso, quando i lavoratori della fondazione hanno attivato il presidio contro i tagli in Piazza Palazzo di città, Leon sarebbe stata contattata via sms dal vicesindaco Roberto Montanari, rispondendo che dei licenziamenti non sapeva nulla. L’ammanco mensile dichiarato dal presidente di Torino Musei Maurizio Cibrario ammonta a circa 130mila euro e difficilmente potrebbe essere coperto soltanto con i licenziamenti. La Regione Piemonte, attraverso l’assessora alla cultura Antonella Parigi – dimissionaria dal Consiglio direttivo della fondazione -, ha fatto sapere di poter dare un contributo per traghettare l’ente in acque migliori, proponendo un tavolo di mediazione per discutere del riassorbimento degli esuberi.

I sindacati però non ci stanno e hanno richiesto con urgenza un’audizione con la VI commissione regionale per la cultura e con l’assessora regionale Antonella Parigi. “Di sedersi intorno a un tavolo non se ne parla nemmeno – alza la voce Carlo Adorno, della Uil-Fpl – perché vorrebbe dire riconoscere la legittimità delle lettere di licenziamento. Bisogna prima chiarire la posizione delle istituzioni e ritirare subito gli esuberi. Poi si potrà cominciare a discutere”. Leon ha sottolineato la necessità di una riorganizzazione generale della fondazione, che gestisce anche Palazzo Madama e il Museo d’arte orientale, per “costruire un percorso che tenga conto del nuovo progetto di sviluppo da mettere in campo, con un occhio alle risorse a disposizione – ha aggiunto Leon -. Da domani ci aspettiamo che la fondazione presenti un progetto concreto di riorganizzazione e di revisione del business plan, per poi passare alla riscrittura dello statuto: da qui passa il futuro della gestione del patrimonio museale”.

Nell’attesa, 28 persone rischiano di restare in mezzo a una strada, tutte laureate e con anni di esperienza nel settore. Persone che “ci mettono la faccia tutti i giorni per curare il patrimonio e accogliere i turisti – sostiene uno dei lavoratori presenti all’audizione -. La città deve avere cura di queste professionalità, in un momento di impoverimento generale”. In sala erano presenti anche gli studenti universitari di Storia dell’arte, preoccupati per il futuro del loro percorso di studi, ora che la biblioteca sembra destinata a chiudere.

Rimane da chiarire il ruolo delle fondazioni bancarie. Gli esuberi sarebbero stati giustificati con il piano di rientro, necessario per ottenere fondi. Un comportamento strano, dal momento che le fondazioni private non controllano gli enti pubblici e che quelle cittadine avevano già contribuito alle attività di Torino Musei. “Sono state valutate strade alternative al licenziamento – ha concluso Leon, sollecitata dalle richieste di lavoratori e opposizioni -. Io mi impegno davanti a voi a verificare se le lettere sono già state preparate. In tal caso chiederemo che vengano ritirate. L’abbiamo detto a Cibrario e Valsecchi: il personale va tutelato e abbiamo cercato soluzioni per le singole situazioni. Bisogna trovare gli strumenti per gestire il passaggio amministrativo fino al 2019 (quando è prevista la riapertura di alcuni poli museali cittadini, tra cui il Museo delle Scienze, ndr). Dipende anche dalle risorse economiche a disposizione”.

Il 2019 rischia però di essere troppo lontano per i lavoratori di Torino Musei, con la prospettiva di perdere la certezza del posto di lavoro, per acquistare l’incertezza della mobilità. La prossima tappa è il tavolo di contrattazione che si aprirà il 28 dicembre, giorno dal quale i licenziamenti dovrebbero diventare effettivi. Domani, 22 dicembre, è prevista l’audizione di Cibrario alla quinta commissione, che si occupa di cultura.

DAVID TRANGONI

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