Il Cile torna a destra e sceglie Sebastián Piñera. Il ballottaggio presidenziale di questa domenica ha spazzato le incertezze, il candidato conservatore ha battuto Alejandro Guiller con un rotondo 54,5% delle preferenze.
Piñera torna al Palazzo della Moneda, sede del governo cileno, e ottiene il secondo mandato dopo la presidenza del Paese dal 2010 al 2014. Un’alternanza perfetta tra destra e sinistra e tra lui e l’attuale presidente Michelle Bachelet che va avanti dal 2006. Guiller non ha intercettato tutte le preferenze del Frente Amplio, il partito di sinistra che al primo turno ha sfiorato l’accesso al ballottaggio. Il candidato progressista ha riconosciuto la vittoria dell’avversario e ha ammesso che si tratta di una “sconfitta molto dura, bisogna ricostruire il centrosinistra”. Il ritorno al potere di Sebastián Piñera rientra a pieno titolo nella nuova onda neoliberale che sta caratterizzando le ultime tornate elettorali del Cono Sur. Il suo alleato più importante, per un cileno non è troppo scontato, si trova a Buenos Aires. Il presidente argentino Mauricio Macri ha elogiato Piñera in campagna elettorale, creando diverse tensioni diplomatiche.
Alejandro Guiller ha provato a rendere il ballottaggio un referendum contro la destra, ricalcando la campagna peruviana del 2016, con la vittoria del liberale Pedro Pablo Kuczynski contro Keiko Fujimori, figlia del dittatore Alberto. La sfida è stata raccolta e vinta da Piñera, uno degli uomini più ricchi del Paese, con una quantità di voti superiore al primo turno, anche i centristi hanno appoggiato il conservatore. I dati sui fondi della campagna elettorale non lasciano spazio a dubbi, le grandi imprese cilene e i cittadini hanno riaperto le porte della Moneda all’ex presidente che ora è presidente eletto, ricalcando il modello statunitense.
Il presidente eletto ha ringraziato i cittadini per la vittoria e ha elogiato la forza dello spirito cileno con un riferimento alla tenacia dei 33 minatori intrappolati nella miniera di San José nel 2010.