Corso Novara 6. Tra i palazzoni di Barriera di Milano, periferia di Torino, c’è un casermone enorme e senza riscaldamento. Si entra da un portone bianco e anonimo sul quale poggiano varie locandine di eventi gospel e religiosi, retti da due fili di nastro adesivo. È la sede dell’Awareness House of God mission, il coro di periferia rifiutato per la cerimonia di accensione dell’albero di Natale di piazza Castello, durante la manifestazione “Natale coi fiocchi”.
Kate Ebagua è la pastora che si è vista negare la partecipazione del coro per l’occasione. Ha gli occhi grandi, e li chiude, ondeggiando col corpo, ogni volta che dalle casse malridotte del suo computer vengono fuori le note degli inni a Dio propri del gospel. “Non riusciamo a capire perché – dice l’ex parrucchiera nigeriana – avevamo già comprato i vestiti e i ragazzi non vedevano l’ora di esibirsi”. Avevano concordato un compenso di tremilacinquecento euro, soldi utili per reinvestirli nelle opere di carità e beneficenza alla base dell’associazione. Perché l’Awareness House of God mission è un’onlus che si occupa del recupero e dell’integrazione dei ragazzi problematici di Barriera e di Aurora.
Lavorano 40 volontari, 17 coristi, quasi tutti nigeriani. Con storie diverse accomunate dalle difficoltà degli inizi. Storie di emarginazione ed espiazione. Alcuni ragazzi erano spacciatori: “Avevamo scelto la via sbagliata – dicono – Kate ci ha tirato via dalla strada”. Susan, ad esempio, studia all’università, le tasse le paga il coro, lei fa la volontaria e aiuta l’associazione. Molti di loro dormono nello stesso salone freddo dove fanno le prove di canto, tutti vanno a scuola di italiano. Non sono professionisti. Cantano per passione, poco importa siano davvero capaci. Chiamarli significava dare voce al movimento gospel. Un movimento che fa dell’integrazione la base primaria del proprio messaggio. “Il messaggio dell’unico padrone”, intende Dio, Laura Robuschi direttrice del Free Voices Gospel Choir, nato 20 anni fa a Beinasco, una delle istituzioni Gospel del torinese.
Tra i personaggi che animano il salone del coro di Kate, c’è Vittoriano Taus presidente dell’Associazione per la Riqualificazione del Quartiere Aurora. Vetero comunista che ha smesso l’eskimo ma non la passione politica. “Abbiamo sempre fatto molto per i giovani e io difendo l’operato di Kate – dice sotto il suo colbacco – l’ho vista affrontare gli spacciatori di petto ai Giardini Madre Teresa di Calcutta e in seguito al suo operato, quattro dei pusher hanno bussato al suo portone per chiederle aiuto”
When the Saints go marching in
Il gospel è soprattutto questo. Compassione, Vangelo, aggregazione e integrazione. Lo sa bene Alex Negro, direttore del Sunshine Gospel Choir (SGC). Partito da Torino, da vent’anni in giro per l’Italia, “Minister” della chiesa Battista (può ufficialmente cantare in nome di Dio) attivo nel sociale con l’associazione omonima. “Facciamo laboratori per tremila adulti e mille bambini, con classi a Barriera di Milano e Aurora che raggiungono anche il 50% di studenti stranieri” dice sorridendo davanti a un caffè all’interno del bar di famiglia. “La maggior parte dei nostri concerti ha una valenza sociale, sia l’incasso devoluto in beneficenza o il messaggio – aggiunge poi – Domenica 17 dicembre, stiamo prendendo contatti per suonare a piazza San Carlo per la Fondazione Crescere insieme al Sant’Anna Onlus“. “Quello che è successo al coro dell’Awareness è assurdo” dice. “Sono sicuro non sia per razzismo, ma non voglio entrare nel merito delle valutazioni personali – continua poi Alex – dico solo che non è stata una scelta giusta. Dopo aver preso accordi, dovevano rispettarli, è da cafoni cancellare una data così a ridosso dell’evento”.
“Il gospel è anche colpa mia” dice ridendo Alex. A Torino l’SGC ne ha determinato l’esplosione. Prima c’era l’Anno Domini di Aurelio Pitino e poche altre realtà, sporadiche e di brevissima durata. Alex ha scoperto il gospel perché studiava canto per togliere un nodulo. La sua insegnante amava il genere e a 14 anni: “La folgorazione è stata automatica”. Poi ha conosciuto il Reverendo Lee Brown che gli ha svelato la regola d’oro di questo modo di cantare: “Canta di quello che sai”. Da quel momento sono stati anni di successi e impegno sociale e una scuola: “Che arriverà anche negli Stati Uniti”.
“La musica è aggregazione”
La realtà piemontese la conosce bene Laura Robuschi, ex collaboratrice di Alex Negro, che staccandosi dal Sunshine ha fondato il Free Voices. Un mass chorus di 70 elementi che canta: “libero e per la libertà” come si legge nello statuto dell’associazione. Neanche lei vuole entrare nel merito, concorda con Alex e si dice sorpresa per il cachet pattuito con l’Awareness visti i numerosi tagli alla cultura. Parla di sociale e la sua associazione vanta collaborazioni con numerose comunità. Una delle sue più grandi vittorie è la Feder Gospel Choir nata nel 2003 per riunire i cori spiritual e gospel sotto un’unica bandiera, cercando di: “annullare la rivalità tra i cori, perché meno rivalità significa maggiore crescita, maggiore scambio”. Poi aggiunge: “Quel compenso dovrebbe essere destinato all’associazione della signora Ebague e a tutte le associazioni che si occupano di sociale, più per il lavoro di beneficenza e solidarietà che per pagare una data, ma meritano le scuse del comune”.
“La musica è aggregazione e il messaggio dello spiritual, del gospel obbedisce ad un unico padrone” Laura vuole che questo messaggio sia chiaro. A prescindere dalle scelte del comune, dal comportamento degli attori della questione, l’unica cosa che conta è l’adesione alla comunità musicale. L’impegno nella solidarietà e nell’integrazione, la musica come motore, come unione tra diverse culture. L’obiettivo finale degli eventi, le raccolte fondi e la beneficenza, tutto concorre verso l’unico scopo, quello della musica come promozione del bene.