In Piemonte, secondo i dati dell’Anagrafe Nazionale Studenti gestita dal Miur, nel 2016/17 sono poco più di 6000 gli studenti fuorisede provenienti dalla Sicilia. Quella isolana è la comunità più numerosa tra le regioni del Sud per numero di iscritti agli atenei piemontesi nello scorso anno accademico. E sono loro, a oltre mille chilometri di distanza, a raccontare “a caldo” il loro nuovo presidente.
Le elezioni regionali siciliane sono l’antipasto alle Politiche di marzo. A sedersi sullo scranno di Palazzo d’Orleans per i prossimi 5 anni sarà Nello Musumeci, alfiere del centrodestra unito, dopo un testa a testa, mai troppo in bilico, con il candidato pentastellato Giancarlo Cancelleri. Pd non pervenuto.
In estate lo stesso Cancelleri, come riportato da “Il fatto quotidiano”, aveva chiamato alle armi i giovani emigranti dalla Trinacria per sostenere il Movimento.
Martina, 19 anni ragusana, avrebbe anche votato il candidato grillino, ma non è tornata in Sicilia perché: «Preoccupata dagli esami e dal prezzo dei biglietti». Dice che non è contenta della svolta a destra e che avrebbe votato M5S perché è: «Il male minore». In barba alla retorica che vuole l’elettore attivo e impegnato. Imputa la sconfitta del Pd al: «Non avere preso le distanze dalla cattiva gestione di Crocetta che ha tolto speranza ai più giovani evitando di parlare a quello che di solito si chiama paese reale». «Non c’entra la mafia». Aggiunge: «È mancanza di volontà».
Giovanni, diciottenne di Marsala, è dello stesso avviso. «Il disinteresse è figlio del pensiero che vuole il fattore pubblico una battaglia persa» dice incrociando le braccia. Poi aggiunge «Meno della metà dei miei amici rimasti in Sicilia ha votato e pochissimi di quelli che studiano altrove sono tornati a casa per le Regionali», in linea con i dati che attestano l’affluenza al disotto del 50% e al ribasso rispetto alle precedenti.
Poi c’è chi come Iuri non ha mai votato «E mai voterò! Troppa corruzione, troppe parole vuote». C’è chi all’Università parla di proposte di voti di scambio e chi come Chiara, messinese di 23 anni, imputa il problema di disaffezione politica «Ad una questione generazionale. I nostri nonni votavano prima e poi hanno smesso ammettendo di non riuscire a capire i problemi del paese, mentre molti dei ragazzi, miei coetanei, hanno completamente perso interesse nel discorso sulla cosa pubblica». Dei suoi amici, quelli rimasti a Messina hanno votato, ma di fuorisede neanche l’ombra.
Le siciliane si sono chiuse come annunciato dai primi exit poll. Con Musumeci in testa, Cancelleri subito dietro e staccato di venti punti percentuale, Fabrizio Micari. Il candidato del Pd ha poi dato la colpa per questo terzo posto alla scissione della sinistra radicale. Poi Luigi Di Maio ha rifiutato di incontrare Matteo Renzi perché non è più il suo competitor e il leader dem ha risposto piccato.
Questo è l’antipasto, sperando di digerire il resto.