Il giornale del futuro è sfogliato velocemente e poi accartocciato. È letto, sempre meno, da chi ha tempo e voglia. È impilato nelle edicole, invenduto. Il giornalismo del futuro è sugli schermi. In televisione, dove la cronaca diventa intrattenimento e la politica chiacchiera, dove l’analisi si trasforma in retroscena e il parere conta più della notizia. Dove, però, esiste anche il telegiornale: la gente lo guarda, lo ascolta e continuerà a farlo. Il giornalista del futuro, o chi per lui, arriva dove gli altri non arrivano, fa quello che gli altri non fanno. Le notizie sono, e sempre più saranno, alla portata di tutti. Dati, mappe e infografiche no. Di questo si occuperà il giornalista, meno parole e più immagini. Le notizie si leggeranno meno e si guarderanno di più, soprattutto si cliccheranno e si navigheranno. Arriveranno a noi, sugli smartphone, con i bot, gli alert e le App di messaggistica. Forse il giornalismo del futuro non sarà fatto da giornalisti ma nasce, oggi, nelle redazioni.