Immaginarsi il futuro del giornalismo tra 15 anni è inutile. Le opzioni sono due: continuare a far finta di niente sulla crisi del quotidiano cartaceo, e allora i modelli di business rimarranno i soliti; oppure aprirsi totalmente al web, ma allora sarà impossibile prevedere gli sviluppi, perché la tecnologia e la nostra immaginazione corrono su due piste diverse.
Prima di immaginarsi come sarà il futuro, o comunque contestualmente a questa domanda, bisogna chiedersi come migliorare il presente. È evidente che il lettore si fida sempre meno dell’informazione. Alla base di ogni modello di business, dunque, ci deve essere la quotidiana ricerca di ristabilire un rapporto di fiducia tra giornalista e lettore, come un innamorato che vuole riconquistare la sua ex ragazza dopo che lo ha lasciato. Solo quando il lettore tornerà a fidarsi del ruolo del giornalista, si potrà pensare di adottare con successo i modelli del futuro. Tra questi, il più affascinante e immaginabile è un giornale che si ispiri ai social network. Dialogico, interattivo, multimediale, con spazi di approfondimento (che – non si sa perché – paiono essere prerogativa della sola carta).
La strada è stata già tracciata con i siti web dei quotidiani, che accolgono sempre più video, fotogallery e opinioni dei lettori. Resta l’ultimo passo: avere il coraggio di essere dichiaratamente social. E allora ben vengano Facebook Live, Instagram stories, Snapchat, senza perdere d’occhio il contenuto informativo. Perché il giornalismo non è morto, né morirà: ci saranno sempre storie da raccontare e un pubblico che le vorrà sentire. Cambia solo il modo di lavorare.