Al XXX Salone del libro non mancano gli spazi per le tradizioni popolari: chi poteva raccontarle meglio della delegazione del Paese ospite del Salone, la Romania, in cui sopravvive una delle figure che più hanno stimolato l’immaginazione di autori di libri e regie nel corso dei secoli, il vampiro. Ai simili di Dracula, il non-morto in cui si trasformò, secondo la leggenda, Vlad Tepes alla fine della sua vita, è stato dedicato un intero panel: al centro dell’evento il libro di Alessandro Norsa Il ritorno del non morto.
Lo psicologo ha restituito uno spaccato autentico della realtà dei villaggi popolari romeni, che continuano a mantenere in vita una tradizione che altrove si è persa, dopo aver sfidato il comunismo prima e la globalizzazione poi. Il libro contiene sia una parte di sintesi delle tradizioni romene, ma comuni a tutto il mondo slavo e balcanico, che una raccolta di interviste raccolte tra tutti coloro che sentono ancora vicine consuetudini antichissime. L’autore resta però neutrale sul giudizio, che rimane in mano al lettore.
Il libro è anche arricchito dalla ricerca storica che Norsa ha svolto in collaborazione con le autorità culturali romene. È stato così possibile individuare la via che la leggenda di Dracula ha seguito prima di arrivare a Bram Stoker. In particolare, le crudeltà commesse da Vlad l’Impalatore e le storie che sono legate al suo nome si diffusero grazie ai suoi nemici tedeschi, alla storiografia di William Wilkinson e alle cronache delle tradizioni transilvane di Emily Gerard.
Una chiave di lettura antropologica e etnografica che mira a mantenere vive tradizioni non benviste dalla borghesia romena, che vorrebbe prendere le distanze da quel che considera soltanto rimasugli anacronistici di credenze pagane.