“Questo è un mestiere difficile, e ogni giorno impone una scelta: credo di aver fatto un giornale pulito, un giornale onesto e qualche volta, forse, sono riuscito a realizzare un buon giornale. In fondo, questa è la mia più viva aspirazione”. Era il 1960 quando Enzo Biagi scriveva l’ultimo editoriale sul settimanale “Epoca”. A distanza di quasi sessant’anni il futuro del giornalismo sembra incerto. Ci affidiamo all’online, approfondiamo sulla carta stampata, abbiamo bisogno dei social. L’informazione passa attraverso contenitori diversi, cambia forma, si differenzia per completarsi. Il lettore è l’utente da colpire e attirare sul proprio sito, prima che sia catturato dal web; è il cliente da invogliare nell’acquisto di un prodotto come il giornale, scelto per affezione: è il destinatario di notizie consumate rapidamente su Facebook e suggerite in base a preferenze personalizzate. Il giornalista è spesso il ritaglio di tempo di chi legge, non sempre la sua scelta consapevole. Qual è la prospettiva plausibile? La ricerca di un contenuto credibile, non di un nuovo mezzo. L’onestà intellettuale, il metodo, il rigore dell’indagine giornalistica rimangono ancora le novità più convincenti del mestiere. Quando il lettore tornerà ad affidarsi alle nostre parole, allora saremo i giornalisti del futuro.