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110 anni di Derby della Mole: storia della rivalità Juve-Toro

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Questa sera, 6 maggio, alle 20:45 Juventus e Torino giocheranno il derby numero 194 della storia (il 144esimo in Serie A) dopo l’importante 2-0 firmato Gonzalo Higuaín nel principato di Monaco per la semifinale di andata di Champions League e la commovente commemorazione granata per la strage di Superga. Massimiliano Allegri è pronto a guidare i suoi nella stracittadina allo Juventus Stadium che potrebbe essere decisiva per l’assegnazione dello scudetto numero 33, il sesto consecutivo della Vecchia Signora (se i bianconeri dovessero ottenere più punti della Roma impegnata domani a San Siro contro il Milan e del Napoli che alle 18 ospiterà il Cagliari), pur con un leggero turnover in vista del ritorno in Champions di martedì. Siniša Mihajlović vuole rovinare i piani dei cugini e prendersi la rivincita dopo l’1-3 dell’andata, confidando nell’apporto del capocannoniere Andrea Belotti.

Quest’anno il Derby della Mole compie 110 anni.  Era il 3 dicembre del 1906 quando un gruppo di dissidenti della Juventus guidati dallo svizzero Alfred Dick – che non condivideva la svolta verso il professionismo della società bianconera – decise di fondare il Foot Ball Club Torino e poco più di un mese dopo si giocò la prima partita tra le due squadre.

Da quel momento nacque una rivalità molto sentita nel capoluogo piemontese, riassunta in dieci punti che ripercorrono aneddoti di imprese sportive, scandali, lotte, sfottò, gemellaggi e momenti drammatici.

  1. GLI ALBORI

Il primo derby si giocò il 13 gennaio 1907 al Velodromo Umberto I e vide il Torino imporsi per 2-1 grazie alle reti di Federico Ferrari-Orsi e Hans Kämpfer, mentre per i bianconeri segnò Ernesto Borel su rigore. Ma quello fu un derby famoso perché, come raccontarono le cronache dell’epoca, qualcuno riuscì a chiudere a chiave il signor Dick negli spogliatoi, costringendolo ad intuire l’andamento della partita solo grazie ai commenti del pubblico presente sugli spalti. Dopo altre due vittorie granata, la prima affermazione bianconera arrivò il 17 gennaio 1909 in casa, allo stadio di corso Sebastopoli, con doppietta di Borel e rete di Oscar Frey, contro quella di Carlo Capra. Ancora cinque successi del Toro e uno della Juve, poi il primo pareggio il 10 dicembre 1911, un 1-1 firmato da Reynert e Dorando in casa bianconera. Poi le goleade granata per 8-0 il 17 novembre 1912, per 8-6 il 9 febbraio 1913 e per 7-2 il 29 novembre 1914 al campo di piazza d’Armi e in quello di corso Sebastopoli con protagonisti i fratelli Francisco ed Eugenio Mosso.

  1. IL PRIMO SCANDALO

Il 5 giugno 1927 ci fu il primo derby allo stadio Filadelfia, valevole per il mini-girone finale del campionato, e vinse il Torino per 2-1 in rimonta dopo l’iniziale vantaggio di Antonio Vojak ribaltato da Mihály Balacics e Julio Libonatti. Il protagonista di quella partita, però, fu Luigi Allemandi, terzino juventino avvicinato da un dirigente del Torino, il dottor Nani, che tentò di corromperlo anticipandogli metà della somma pattuita, pari a 50mila lire, affinché questi dirottasse a favore del Toro il risultato del derby. Nani si servì dello studente siciliano Francesco Gaudioso che alloggiava nella stessa pensione di Allemandi in via Lagrange, ma Allemandi fu uno dei migliori in campo e Nani si rifiutò di consegnare le restanti 25mila lire. Ne nacque un’accesa discussione che venne origliata dal giornalista Renato Farminelli de Il Tifone, anche lui di stanza nella pensione. Farminelli pubblicò un articolo sul giornale col titolo shakespeariano “C’è del marcio in Danimarca”, raccontando l’episodio e partì una inchiesta della FIGC gestita dal podestà di Bologna Leandro Arpinati che coinvolse altri due juventini, Federico Munerati e Piero Pastore. Gli altri due subirono un semplice richiamo ufficiale, mentre Allemandi fu squalificato a vita e poi amnistiato grazie al bronzo conquistato dalla Nazionale Italiana alle Olimpiadi del 1928. Fu il primo scandalo del calcio italiano che portò alla prima storica revoca di uno scudetto conquistato sul campo dal Torino. Ironia della sorte, la seconda revoca è toccata alla Juventus per lo scudetto del 2005 in seguito alle sentenze del processo su Calciopoli.

  1. LA GUERRA IN CAMPO E FUORI

Durante la guerra, la città di Torino era divisa tra fascisti e partigiani e i semplici civili morivano sotto i bombardamenti, tra cui l’ex calciatore e dirigente della Juventus Pio Marchi. Per ricordarlo, i dirigenti bianconeri organizzarono una amichevole con i cugini granata per il 2 aprile 1945, Pasquetta, a poco meno di un mese da quella che sarebbe stata la Liberazione. I tifosi tornarono allo stadio comunale (allora intitolato a Benito Mussolini) nonostante la paura della guerra nella speranza di assistere a una bella partita, che, a dispetto del nome, non fu affatto amichevole. Sul risultato di 2-1 per la Juventus, ci furono i primi scontri in campo tra il granata Ezio Loik e il bianconero Ostilio Capaccioli, poi capitan Valentino Mazzola provò a reagire con un pugno a un intervento duro di Felice Borel, ma cadde a terra e Piero Rava accorse per dare man forte a Borel. Da quel momento scoppiò una rissa che coinvolse quasi tutti i calciatori e i dirigenti, ma anche qualcuno sugli spalti e allora si sentì distintamente il crepitio di una mitragliatrice che sparava in alto con l’intenzione di bloccare i tumulti. Ma dalla gradinata fascisti, partigiani e tedeschi risposero al fuoco, sempre in alto, e i calciatori si gettarono a terra per ripararsi: gli spari terminarono per un breve periodo, sufficiente però a far proseguire la rissa, interrotta ancora da nuovi fendenti da e verso i “tifosi”. I calciatori finirono di nuovo faccia a terra e, al definitivo cessare dei colpi, Mazzola e Borel si riappacificarono, la Juve andò a segno per la terza volta e l’incontrò finì con 15’ di anticipo.

  1. GLI ANNI ’60 E GLI ARTISTI DEL DRIBBLING

Tra la fine degli anni ’50 e l’inzio degli anni ’60 la Juventus e il Milan si alternavano nella vittoria dello scudetto guidati dalle giocate di due oriundi, l’uruguagio Juan Alberto Schiaffino e l’argentino Enrique Omar Sivori. Proprio quest’ultimo si divertiva nei derby a fare ammattire di dribbling e tunnel i difensori granata. Il 13 novembre 1960, Sivori portò in vantaggio i bianconeri e continuò a creare pericoli alla porta di Narciso Soldan, senza che potesse essere fermato. O meglio, un modo c’era: atterrarlo e picchiarlo. Provò a farlo Gianni Invernizzi che fu espulso dal signor Gambarotta di Genova e a fine partita dichiarò: “Non sapevo cosa fare d’altro”. Poco meno di un anno dopo arrivò a Torino sponda granata Denis Law, attaccante rapido e tecnico che poi avrebbe fatto le fortune del Manchester United in coppia con George Best. Lo scozzese si presentò al derby di andata del 1° ottobre del 1961 con un tunnel proprio su Sivori: al ritorno del 4 febbraio 1962 l’argentino, memore dell’umiliazione, richiamò a inizio partita l’avversario con un gesto come a dire “vieni qui se hai coraggio” e i due si cercarono per tutti i 90’. E a una settimana dalla tragica morte di un altro dribblomane come Gigi Meroni, il 22 ottobre 1967, il Torino si impose con un perentorio 4-0 segnato dalla tripletta di Nestor Combín che giocò con la febbre alta in memoria dell’amico e di Alberto Carelli che siglò il poker con indosso la maglia numero 7 orfana della Farfalla Granata.

  1. GLI ANNI ’70, I BOMBER E IL PUGNO

La lotta scudetto fu spesso una questione torinese nella decade successiva in cui Juventus e Torino poterono contare su importanti coppie gol come Bettega-Anastasi e Graziani-Pulici supportati alle spalle da Franco Causio e Claudio Sala. Molti dei derby della Mole furono equilibrati e tirati fino alla fine, caratterizzati anche da una certa tensione agonistica. Resta impresso nelle memorie dei tifosi bianconeri e granata quello che successe il 9 dicembre 1973: la Juve passò in vantaggio con Antonello Cuccureddu e Franco Causio si divertiva a infastidire e provocare l’allenatore granata Gustavo Giagnoni (che usava indossare un colbacco) con plateali applausi davanti alla panchina. Esasperato dagli sfottò, il mister tirò un pugno in faccia al Barone che cadde a terra tramortito. A fine partita il centrocampista sbottò (“Quel colbacco se lo metta…”), mentre Giagnoni fu accolto dagli applausi dei 500 torinisti che lo aspettavano per complimentarsi del gesto, di cui in realtà lui si vergognò.

  1. GLI ANNI ’80, LE RIMONTE E LE RIVINCITE

Dopo tre pareggi per 0-0 e un’alternanza di vittorie all’inizio del decennio, tutte ottenute dalla squadra che giocava in trasferta (si fa per dire) al Comunale, arrivò il 7 marzo 1982 la miglior rimonta juventina: all’iniziale doppio vantaggio torinista firmato da Alessandro Bonesso e Giuseppe Dossena risposero Marco Tardelli e capitan Gaetano Scirea che ribaltarono il risultato già a fine primo tempo e Liam Brady chiuse i conti al 90’. Il Toro si prese la rivincita un anno dopo, il 27 marzo 1983, con un’altra rimonta che entrò nella leggenda. La Juve conduceva 2-0 con le reti di Paolo Rossi e di Le Roi Michel Platini, ma rispose ancora la coppia Dossena-Bonesso e con una splendida semirovesciata Fortunato Torrisi firmò la rete del sorpasso e del definitivo 3-2: il tutto in soli quattro minuti. Giampiero Boniperti, che da calciatore soffriva le sfide coi cugini nonostante sia il miglior marcatore con 14 reti, era solito da Presidente lasciare il Comunale alla fine del primo tempo e sentire i commenti della radiocronaca. In quell’occasione disse a fine partita che Enrico Ameri doveva essere ubriaco, perché in radio dava per scontata la vittoria bianconera, quando nei derby non funziona così e soprattutto non si poteva dare per spacciato il Toro.

  1. IL FATTORE R

R di Ruggiero Rizzitelli e Fabrizio Ravanelli, decisivi in positivo e in negativo di diverse stracittadine a metà degli anni ’90. Infatti tra il 1994 e il 1996 i due bomber mancini si scontrarono diverse volte e lo spettacolo ne uscì vincitore. In particolare le due partite al Delle Alpi della stagione ’94-’95: la prima del 25 gennaio, il recupero di quella rinviata per l’alluvione del 6 novembre 1994, e la seconda del 9 aprile in cui furono segnati in tutto 8 gol, tutti nei primi tempi. Entrambi i match furono vinti dal Torino e Rizzitelli segnò una doppietta tra il 6’ e il 33’, alternata all’andata a quella di Gianluca Vialli e al ritorno dall’autorete di Roberto Maltagliati. All’andata risultò decisivo Jocelyn Angloma con la ribattuta sulla prima parata di Angelo Peruzzi, ma soprattutto Fabrizio Ravanelli che si fece parare al 70’ un rigore da Luca Pastine. Al ritorno Penna Bianca non riuscì a incidere particolarmente, ma si prese la rivincita con gli interessi nella stagione successiva, in particolare il 3 dicembre 1995 quando la Juve si impose con un netto 5-0 e lui realizzò il rigore finale, spiazzando Domenico Doardo. Al ritorno i bianconeri vinsero per 2-1, rimontando un gol del solito Rizzitelli e la vittoria contribuì alla retrocessione granata in Serie B, mentre la Vecchia Signora terminò in gloria vincendo la Champions League a Roma contro l’Ajax ai rigori: memorabile proprio la rete di Ravanelli dalla linea di fondo campo.

  1. LA BUCA E LE CORNA

L’altra coppia di derby memorabile per i tifosi delle due squadre fu quella della stagione 2001-2002 in cui al Delle Alpi arrivarono due pareggi spettacolari con 10 segnature totali e due episodi caratterizzanti. Il primo match incredibile fu il 14 ottobre 2001. Senza storia fino all’intervallo con la Juve che conduceva 3-0 grazie alla doppietta di Alessandro Del Piero e al gol di Igor Tudor, arrivò la clamorosa rimonta granata: accorciò Cristiano Lucarelli, poi il rigore di Marco Ferrante e il tap-in di Riccardo Maspero, subentrato a Lucarelli. Finita? No, al minuto 87 fu assegnato un rigore alla Juve contestato dai giocatori del Toro e durante le proteste granata e le controproteste bianconere, nell’indifferenza generale Maspero si avvicinò al punto di battuta e cominciò a scavare una piccola buca con una serie di tocchi col piede sinistro prima che arrivasse Marcelo Salas pronto a calciare contro Luca Bucci. Il risultato? Il cileno spedì in curva il pallone e il match finì 3-3 con le gioie dei torinisti che avevano fatto un’impresa e uno scherzetto agli juventini. Al ritorno del 24 febbraio 2002 fu protagonista ancora Marco Ferrante che pareggiò il vantaggio iniziale di David Trezeguet ed esultò portandosi gli indici delle mani alla testa e mimando un toro con le corna. Dopo il gol del sorpasso granata firmato dall’ex interista Benoît Cauet all’80’, il Torino era convinto di aver vinto, ma la doccia fredda arrivò da un gran colpo di testa a un minuto dalla fine di Enzo Maresca che imitò l’esultanza di Ferrante e fece arrabbiare i “bovini”. Nell’estate del 2013 l’ormai ex centrocampista juventino era vicino a vestire la maglia del Toro, ma la rivolta dei tifosi convinse il presidente Urbano Cairo a non proseguire la trattativa con la Sampdoria e lasciare il calciatore in blucerchiato.

  1. GLI ULTIMI DERBY

Stasera la partita si giocherà in casa della Juventus, come tutti i derby a partire dal 23 febbraio 2014 in cui i bianconeri vinsero con la girata di Carlos Tévez e i granata protestarono per un presunto rigore su Omar El Kaddouri. Nello stesso anno, il 30 novembre arrivò il primo gol del Torino che non segnava alla Juve proprio da quel derby delle corna: un coast to coast micidiale di Bruno Peres concluso con un gran tiro all’incrocio dei pali pareggiò l’iniziale vantaggio di Arturo Vidal su rigore, ma Andrea Pirlo regalò all’ultima azione la vittoria ai bianconeri con un preciso destro all’angolino basso. Al ritorno del 26 aprile 2015 ancora Pirlo con una magistrale punizione sembrava essere diventato il nuovo incubo per il Toro, che invece trovò la forza di ribaltare l’incontro con Matteo Darmian e Fabio Quagliarella, il grande ex, che quella volta esultò e all’Olimpico fece felici i granata , i quali non vincevano un derby da 20 anni esatti, da quella doppietta di Rizzitelli. Il 31 ottobre la Juve si prese la rivincita ancora una volta all’ultima azione e ancora una volta allo Juventus Stadium grazie alla spaccata di Juan Cuadrado dopo i gol di Paul Pogba e Cesare Bovo. Nel 2016 in campionato due vittorie della Vecchia Signora all’Olimpico, ora Olimpico-Grande Torino, per 4-1 e 3-1.

  1. I DOPPI EX E LA JU-TO

Scambi di maglie e gemellaggi nella storia dei Derby della Mole, i più evidenti sono quelli dei calciatori che hanno segnato sia in bianconero che in granata: dagli eterni Silvio Piola e Sentimenti IV a Guglielmo Gabetto, che insieme a Alfredo Bodoira ed Eugenio Staccione, ha vinto lo scudetto con entrambe le squadre…fino ai recenti casi di Fabio Quagliarella, Federico Balzaretti, Ciro Immobile, Cristian Molinaro e Angelo Ogbonna che, da capitano del Torino, nell’estate del 2013 passò alla Juve. Ma il grande esperto di cambi di maglia e gol per entrambe le squadre di una grande città è senza dubbio Aldo Serena (che ha fatto gioire e disperare anche i tifosi di Inter e Milan). Serena è ricordato per due derby nello spazio di un anno in cui segnò al Comunale sotto la Curva Maratona: prima per dare la vittoria al Toro al 90’ con un imperioso colpo di testa il 2-1 del 18 novembre 1984; poi per aprire le marcature al 4’ deviando con la pancia una punizione di Antonio Cabrini il 13 ottobre 1985: match che finì sempre 2-1, stavolta per la Juve con gol di Platini e autorete di Scirea.

Un esperimento tipico di inizio ‘900 erano le partite amichevoli giocate da due squadre rivali cittadine a ranghi unificati, solitamente per motivi di beneficenza o per occasioni particolari. Juventus e Torino non facevano eccezione e la squadra mista Ju-To fece il suo esordio il 19 aprile 1911, perdendo 3-4 contro la West Auckland al Velodromo Umberto I. Esperimenti replicati diverse volte anche contro la Nazionale Italiana che si preparava alle Olimpiadi l’11 maggio 1924 e contro rappresentative dei militari, dei lavoratori stranieri e della Fiat. Fa specie il doppio misto contro la rappresentativa formata dai giocatori di Genoa e Sampdoria del 30 gennaio 1927 durante la Coppa Torino, mentre l’ultimo episodio riguarda l’inaugurazione del Delle Alpi il 31 maggio 1990 contro il Porto in cui i vari Pasquale Bruno, Giancarlo Marocchi, Roberto Policano e Haris Skoro giocarono con i colori della città di Torino: maglia e calzettoni gialli, pantaloncini blu

ARMANDO TORRO

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