Avvicinare i cittadini all’arte e alla scienza. E’ l’obiettivo del festival Metti in piazza la cultura, che si svolgerà il 27 e il 28 maggio contemporaneamente nelle piazze di Torino e Alba. Due giorni di spettacoli, workshop, dibattiti e mostre a cui parteciperanno oltre 300 ospiti tra artisti e relatori.
“Il 70% degli Italiani non ha mai visitato un museo” racconta Marzia Camarda, direttrice della rassegna, “se i cittadini non entrano in teatri e musei, dobbiamo essere noi a uscire”. Novità di questa quarta edizione il patrocinio del Ministero dei beni e attività culturali e del turismo. “Negli anni passati abbiamo sempre avuto sponsor privati, ma per crescere abbiamo bisogno anche del sostegno delle istituzioni”.
Il tema del 2017 è l’energia, declinata in ogni sua forma: culturale, fisica, interiore. Si parlerà di energie rinnovabili, città resilienti e letteratura. E’ il primo anno che la manifestazione coinvolge anche la città di Alba, centro storico delle Langhe. Primo esempio di collaborazione tra i due Comuni dopo il recente protocollo d’intesa sottoscritto tra Città di Torino, Regione e Territorio Langhe-Roero. L’obiettivo comune è di unire le capacità attrattive dei due luoghi per espandere il turismo nazionale ed internazionale.
La piazza, luogo di incontro e di socializzazione, è la cornice scelta dal festival per recuperare il dialogo tra poli museali e cittadini. A partecipare all’evento anche il Museo Nazionale del Risorgimento con il progetto “Un giorno al Parlamento”. Nei luoghi dove sedettero i primi deputati del Regno d’Italia, il pubblico verrà coinvolto nella simulazione di una seduta parlamentare per riflettere sui temi della cittadinanza e della partecipazione attiva alla vita politica.
Il sapere viene anche dalla periferia. A prendere parte alla due giorni, il Comune di Settimo Torinese con il laboratorio speciale dedicato ai bambini “Ciack si gira: dai vita ai Lego”, a cura del Festival dell’Innovazione e della Scienza. La collaborazione con la biblioteca multimediale Archimede, simbolo della possibile rinascita culturale per le periferie industriali, mostra l’importanza di scommettere anche e soprattutto su quei territori troppo spesso dimenticati dalle politiche sociali.