“Il colore è un’esperienza relativa. Specie animali diverse percepiscono gamme cromatiche diverse. Le api, ad esempio, sono in grado di vedere colori speciali generati dai raggi ultravioletti”. A raccontarlo è Elena Volpato, una delle curatrici della mostra “L’emozione dei colori nell’arte” che dal 14 marzo al 23 luglio rimarrà alla Galleria d’Arte Moderna e al Castello di Rivoli.
Quanto lavoro,per allestire una mostra che raccoglie le opere di oltre 150 artisti?
“Abbiamo impiegato un anno intero tra progettazione e organizzazione. L’idea, nata dalla mente creativa della curatrice Carolyn Christov-Bakargiev, era quella di restituire la dimensione soggettiva nella percezione del colore, aspetto spesso sottaciuto da altre mostre sul tema e confermato anche dalle teorie neuroscientifiche, che ci hanno permesso di introdurre il legame tra scienza e arte”.
Come si concretizza questa aspirazione?
“Siamo partiti da La teoria dei colori di Johann Wolfgang von Goethe, poeta ma anche scienziato. Spesso dimentichiamo infatti che l’intellettuale tedesco dava più importanza ai suoi studi sperimentali che alla sua produzione letteraria. Il suo obiettivo era fornire una lettura soggettiva dell’impatto del colore in contrapposizione con quella oggettivante proposta da Isaac Newton”.
In che modo avete selezionato le opere?
“Hanno avuto grande valore la disponibilità dei musei e le conoscenze nel mondo artistico di Carolyn. Abbiamo scelto, di ogni autore, le opere che più seguivano l’intuizione di Goethe. Si parte dagli acquerelli di William Turner fino a immergersi nello spazio surreale di Chromosaturation di Carlos Cruz-Diez, passando per i grandi maestri del colore come Vassilij Kandinskij, Paul Klee e Henri Matisse. Abbiamo individuato molte più opere del previsto, tanto che si sono rivelati necessari anche gli spazi del Castello di Rivoli”.
Questo è l’aspetto artistico. Quello scientifico?
“Entrambi si conciliano nelle opere di Annie Besant, a capo del movimento teosofico occidentale che auspicava un sincretismo culturale tra la sfera mistica e quella scientifica. Per coinvolgere il pubblico direttamente abbiamo organizzato una collaborazione con il neuroscienziato Vittorio Gallese, professore ordinario di fisiologia all’Università di Parma. Il progetto consiste in un laboratorio che sperimenta la differenza della percezione dei colori proiettati dagli schermi digitali e dipinti sulla tela”.
Le 400 opere esposte vengono da tutto il mondo, il colore è un linguaggio universale?
“Come diceva Jackson Pollock,“noi percepiamo l’universo attraverso la lettura mistica del colore”, è il modo più diretto per comunicare concetti ed emozioni. Emblematica in questo senso è la serie dei tredici dipinti di Mikalojus K. Čiurlionis, che rappresentano la creazione del mondo. Dall’azzurro simbolo della dimensione divina, al rosso rappresentativo dell’interazione dell’uomo con il suo ambiente. L’utilizzo del colore permette infatti agli artisti di trasmettere il proprio messaggio in maniera immediata e universale”.