Creare un’alternativa sostenibile ad Uber ed Airbnb senza rinunciare all’innovazione e alla tecnologia: è questa la sfida della città di Barcellona che punta a un modello di smart city dal basso, al servizio dei cittadini. A raccontare l’esperimento, iniziato con l’elezione della “sindaca più radicale al mondo” Ada Colau, è Francesca Bria, assessore alla Tecnologia e all’Innovazione digitale, la prima a ricoprire questo incarico nel capoluogo catalano. “Bisogna restituire ai cittadini sovranità tecnologica, riappropriandosi del dibattito sull’innovazione che viene oggi lasciato alle grandi imprese e ai tecnocrati”.
Il rapporto tra tecnologia e partecipazione cittadina è stato uno dei temi centrali della quinta edizione di Biennale Democrazia. “Questo è il secolo delle città, oggi più della metà della popolazione mondiale vive in centri urbani e secondo le stime delle Nazioni Unite nel 2050 saranno i due terzi” dice Juan Carlos De Martin, dirigente e co-fondatore del Centro Nexa su Internet e Società del Politecnico,“il modello a cui dobbiamo puntare non è quello di una città sorvegliata, ma di una smart city in cui la tecnologia sia davvero funzionale per i cittadini e la democrazia”.
Molti sono stati i progetti innovativi avviati dal comune di Barcellona per rendere più trasparente la pubblica amministrazione, migliorare la qualità dell’aria, aumentare gli spazi verdi, incrementare la mobilità sostenibile e rendere accessibile l’acquisto o l’affitto di una casa. Con la crisi del mercato immobiliare, l’emergenza abitativa è diventata infatti una delle maggiori problematiche sociali in Spagna, aggravata dalle presenza sul mercato del colosso della Silicon Valley, Airbnb. “Dobbiamo superare un modello di piattaforma predatorio il cui business ha un impatto negativo sul mercato del lavoro. Con Airbnb è in corso una battaglia per far sì che l’impresa si adegui alle norme della città e al pagamento delle tasse” racconta Francesca Bria. A seguire l’esempio della città catalana, tra le altre, anche Berlino, Amsterdam, Lisbona, New York, segno che il cambiamento politico in atto trova nelle grandi metropoli il suo centro propulsore. “Costruendo una rete tra le città si può ottenere molto, per questo è importante far conoscere la strada intrapresa da Barcellona”.
Numerose sono le sfide che si dovranno affrontare nei prossimi anni: dalla privacy dei dati personali, gestiti da poche grandi imprese, all’industria automatizzata che potrebbe mettere a rischio 100 milioni di lavori creando precarietà. “Per questo è necessario tenere a mente che la tecnologia non è neutra” ha ricordato il professor De Martin, “ma può avere declinazioni diverse e deve perciò essere ricondotta all’interno del dibattito politico, economico e sociale”.