di Giorgia Mecca
La stagione culturale torinese continua con successo non soltanto grazie al Museo del Cinema e al Museo Egizio, ma anche grazie al Polo museale dell’Università, che comprende il Museo di antropologia criminale “Cesare Lombroso” e il Museo di anatomia umana “Luigi Rolando”. Quest’ultimo, insieme al Museo civico della frutta “Francesco Garnier Valletti” ha da poco festeggiato i dieci anni dalla sua riapertura. La sua storia, però, è molto più antica e risale al 1739, l’anno della fondazione.
Il museo dedicato al professor Luigi Rolando, che oggi si trova nel Palazzo degli Studi Anatomici in Corso Massimo d’Azeglio 52 insieme al “Lombroso” e al “Garnier Valletti”, è una preziosa testimonianza della conoscenza anatomica che i medici avevano nell’800. Come ricorda il professor Enrico Pasini, presidente del comitato scientifico del Sistema museale di ateneo, Torino negli anni del Positivismo era un punto di riferimento per tutta la comunità medica.
Percorrendo le sale del museo in cui sono perfettamente conservati modelli in cera di organi interni, dell’apparato respiratorio, numerosi esemplari di cervelli umani, oltre che la minuziosa riproduzione il modo in cui si presenta in corpo di una donna durante la gravidanza, Pasini si ferma davanti a una grossa teca in cui è conservato lo scheletro di Carlo Giacomini, «forse il pezzo più bello del museo».
Giacomini, che fu medico, professore e promotore del museo di anatomia, nel suo testamento scrisse: “Non essendo partigiano né della cremazione né dei cimiteri, preferisco che le mie ossa abbiano riposo nell’Istituto anatomico, dove ho trascorso i più bei anni della mia gioventù e al quale ho consacrato tutte le mie forze”. Le sale del museo raccontano proprio questo, una comunità scientifica che credeva nella ricerca e nella condivisione.
Questo spirito si è conservato nel tempo; a far vivere il polo museale sono infatti professori dell’università che in tutti questi anni non hanno mai smesso di dedicarsi a questo progetto: Enrico Pasini, Giancarla Malerba, Cristina Pennacini, Giacomo Giacobini. Se qualcuno prova a chiedere loro cosa succederà nei prossimi dieci anni, sorridono fiduciosi. Hanno in mente di aprire altri due musei nel Palazzo: il Museo di Antropologia ed Etnografia, al quale si sta dedicando Pennacini, e il Museo di Medicina.
Sono buone notizie per la città, come ha detto il rettore Gianmaria Ajani è in luoghi come questi che si costruisce la cittadinanza.