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L’edilizia scolastica italiana tra crolli ed emergenze

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di Camilla Cupelli

22 novembre 2016, manifestazione a Torino. Foto di acmos.net

Vito Scafidi: il Piemonte si sveglia in un incubo

Nove anni. È questo il periodo di tempo passato dalla morte di Vito Scafidi, diciassettenne che perse la vita al Liceo Darwin di Rivoli, nel torinese, il 22 novembre del 2008 a causa del crollo di un controsoffitto nella sua aula. Alle 10.45 nella classe IV G la sua vita viene stroncata, e quella di due suoi compagni, feriti gravemente, cambia per sempre. Il Piemonte, e con lui tutta Italia, rivivono l’incubo dei crolli nelle scuole. La mamma di Vito, Cinzia Caggiano, da allora divenuta un simbolo della lotta per la sicurezza scolastica, racconta: “Sabato mattina, il 22 novembre 2008, è sceso dalla mia macchina. È salito sulla macchina di mia sorella, ha poggiato la mano sul vetro e mi ha guardato. Una voce nell’orecchio mi ha detto ‘E se fosse l’ultima volta?’”. Da allora Cinzia è divenuta il simbolo di chi sostiene con forza che “non si può morire a scuola”. Il suo appello è stato raccolto da tante realtà, istituzionali e del mondo sociale.

Sul sito del Fondo Vito Scafidi, nato nel 2015 dalla collaborazione con il Miur, si racconta così quella giornata: “Lo sguardo rimane fisso. Nel vuoto del pavimento della IV G. Intorno è polvere, vetro, acciaio, ma soprattutto ghisa. Pare che 149 kg di ghisa abbiano travolto Vito. Un tubo, che assieme ad altri tubi tagliati, a detriti, a mattoni, a blocchi di agglomerato cementizio, erano stati stoccati nel controsoffitto del Darwin”.

E poi?

Quel giorno ha segnato un “prima” e un “dopo” anche nella giurisprudenza sul tema della sicurezza scolastica, e con essa nella coscienza e nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Nove anni di processi, di manifestazioni e dichiarazioni istituzionali, che hanno portato alla condanna definitiva in Cassazione, il 3 febbraio 2015, di sei imputati. La Corte ha rigettato i ricorsi presentati dai funzionari della Provincia di Torino e dagli insegnanti coinvolti, confermando la sentenza emessa dalla Corte di Appello nell’ottobre 2013. L’inchiesta, portata avanti da Guariniello e dai suoi collaboratori a Torino, aveva portato alla sola condanna di Michele Del Mastro in primo grado. La decisione era però cambiata con la sentenza d’appello dell’ottobre 2013, con la condanna dei due ingegneri della Provincia responsabili dell’edilizia scolastica (Sergio Moro e Enrico Marzilli) e dei tre insegnanti responsabili della sicurezza dell’istituto (Paolo Pieri, Diego Sigot e Fulvio Trucano). La Cassazione confermò le condanne. Le tante pagine di motivazioni, emesse nel marzo dell’anno successivo, nel 2016, hanno infatti sancito per la prima volta che anche i responsabili per la sicurezza degli istituti possono essere giudicati colpevoli in casi come questo. Nel ricorso che era stato presentato dagli stessi si diceva che i tre hanno agito “negando l’esistenza della colpa” perché mancava loro la preparazione scientifica necessaria, tesi rigettata dalla Cassazione.

Parlare ancora di questa vicenda non è un vezzo, ma è indispensabile per capire la situazione di oggi in materia di edilizia scolastica. Quella data, il 22 novembre, è diventata nel 2015 ufficialmente la Giornata Nazionale per la Sicurezza nelle Scuole. Non solo una commemorazione, ma un giorno per studiare e raccontare a studenti, insegnanti e famiglie cosa si sta muovendo a livello istituzionale e l’importanza del ricordo e della formazione continua.

La proposta: l’8×1000 alla scuola pubblica

Nel frattempo anche la società civile si muove. Nel 2010 la Fondazione Benvenuti in Italia lancia una campagna, “8*1000 mandalo a scuola”, chiedendo di donare l’8×1000 alla scuola pubblica, con specifica destinazione per la sicurezza scolastica. La proposta si trasforma nel 2013 in un emendamento proposto dal Deputato 5 Stelle Francesco Cariello alla legge di Stabilità, modificando l’art. 48 della legge 222/1985 per destinare i fondi all’edilizia scolastica. Dopo un Atto del Governo, la Camera dei Deputati dà parere favorevole il 23 settembre del 2014. La proposta però resta bloccata per diverso tempo a causa del patto di stabilità che coinvolge le singole Province. Per questa ragione viene elaborato un emendamento AC 2679bis, art. 37, che prevede un’eccezione per gli anni 2015 e 2016 per la spesa in materia di edilizia scolastica. Per i primi due anni la spesa prevista dal Governo è stata circa 50 milioni. Ci apprestiamo oggi ad entrare nel 2017 e non abbiamo ancora dati certi su cosa accadrà. Quello che però è chiaro è che questo processo è iniziato: il suo valore simbolico è forte, ma la realtà dei fatti restituisce un Paese ancora in affanno, che insegue le tragedie invece di prevenirle. Negli ultimi giorni, però, è stato approvato in Commissione Ambiente un emendamento proposto Ermete Realacci (Pd) per destinare l’8×1000 interamente alla ricostruzione dei Beni Culturali danneggiati dal terremoto del Centro Italia per i prossimi dieci anni.

La situazione in Italia

Il tema è urgente: secondo Cittadinanzattiva, che redige un report annuale sullo stato di salute nelle nostre scuole, tra il settembre 2015 e il giugno 2016 si sono registrati 31 crolli nelle scuole italiane, come mostra la mappa interattiva. Sappiamo che in realtà sono molti di più: molti crolli minori, infatti, non hanno esposizione mediatica e sono meno conosciuti. In due casi tra quelli analizzati, comunque, il 16 novembre 2015 e l’8 giugno 2016, ci sono stati feriti. Negli altri, il fato ha deciso diversamente: spesso gli incidenti sono avvenuti di notte, a scuole chiuse, quando bambini e ragazzi non erano all’interno degli edifici. Ma la situazione era (e resta) allarmante.

Mappa navigabile di Camilla Cupelli (Fusion Table)

Lo stesso report sostiene che nel 15% delle scuole analizzate sono state riscontrate lesioni strutturali, per il 73% sulla facciata esterna e per il restante 27% all’interno degli edifici. Quella che viene definita come “fatiscenza” degli edifici riguarda invece il 33% delle segreterie delle scuole e il 27% dei bagni, solo per fare alcuni esempi. E ancora, una scuola su sei presenta uno stato di manutenzione del tutto inadeguato: sembra che solo il 5% delle scuole italiane sia da ritenersi “in ottimo stato”. L’81% dei Responsabili del Servizio di Protezione e Prevenzione o dei Dirigenti scolastici ha richiesto interventi di manutenzione alla proprietà degli edifici, ma in un caso su quattro non è stato fatto nulla.

Sempre una scuola su quattro ha richiesto invece interventi di tipo strutturale ma nel 29% dei casi non è stato preso alcun provvedimento.

A che punto siamo?

Il rapporto di Cittadinanzattiva relativo allo scorso anno è arrivato a pochi mesi dal terremoto che ha sconvolto, tra l’estate e l’autunno, il centro Italia, facendo crollare, tra le altre, la scuola di Amatrice. Le tragedie a scuola in caso di sisma non sono nuove nel nostro Paese: i casi eclatanti di San Giuliano di Puglia e dell’Aquila, infatti, hanno scosso l’opinione pubblica, ma i passi da fare sono ancora tanti. Solo il 35% delle scuole monitorate da Cittadinanzattiva, ad esempio, possiede il certificato di agibilità statica. Ancora meno, il 32%, ha quello di agibilità igienico-sanitaria, mentre il certificato di prevenzione incendi è presente appena nel 10% delle scuole monitorate al momento della pubblicazione del rapporto.

Intanto, da poco più di un anno, è finalmente nata l’anagrafe scolastica nazionale, che raccoglie informazioni su tutti gli edifici scolastici del nostro Paese, permettendo di analizzare punti critici, segnalazioni e “lavori in corso”. Il sito è spesso poco aggiornato, ma il lavoro di raccolta in un’unica anagrafe è fondamentale: fino alla messa online del sito, infatti, l’operazione era delegata alle singole regioni e il reperimento dei dati era quasi impossibile. “Oggi è una giornata in cui non solo la scuola italiana ma tutto il Paese fa un passo avanti enorme nella conoscenza reale dello stato dei nostri istituti – ha sottolineato l’ex Ministro Stefania Giannini alla conferenza stampa di lancio – Con questa Anagrafe, ora, conosciamo le condizioni dettagliate di ciascun edificio”. Nello stesso anno, l’8 gennaio del 2016, è inoltre stato lanciato un Osservatorio nazionale sul tema. L’attuale composizione dell’Osservatorio deriva dal decreto del Ministro dell’Istruzione n. 88 del 2014 e prevede una base al Miur, con la partecipazione di rappresentanti del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, dell’Anci, dell’Upi e delle singole Regioni, insieme ad alcune realtà sociali. L’ultima riunione dell’Osservatorio è avvenuta il 22 febbraio 2017 e ha stabilito alcuni punti verso cui lavorare in vista del futuro. Purtroppo, non ci sono novità concrete in vista, ma l’Osservatorio serve anche a questo: capire in che direzione andare nel futuro.

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