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A Torino cresce l’occupazione ma cala il lavoro qualificato

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A Torino cresce l’occupazione, ma diminuisce la quota di lavoratori qualificati. È quanto emerge dal report “I numeri del lavoro a Torino. Rapporto annuale 2025”, presentato venerdì 5 dicembre nella sala delle Colonne di Palazzo di Città da Giorgio Vernoni, ricercatore di Ires Piemonte. Lo studio è stato curato dall’Osservatorio sul Mercato del Lavoro Torino, un’iniziativa della Città di Torino in collaborazione con l’Agenzia Piemonte Lavoro, la Camera di Commercio di Torino, l’Inail e la Regione Piemonte e con il coordinamento scientifico dell’Ires.

Secondo il report, nel 2024 è stata registrata una “convincente ripresa dell’occupazione”, aumentata del 4%, per un totale di circa 15 mila occupati in più. La crescita segnalata riporta il capoluogo ai livelli pre pandemici. Tuttavia, Vernoni avverte che “è necessario avere ben presente che il saldo occupazionale positivo è un dato convincente, ma da interpretare con realismo”. Infatti, anche se i dati sulla qualità contrattuale del lavoro segnalano una contrazione di tre punti percentuali della quota di lavoro atipico rispetto al 2019, si è assistito a una diminuzione drastica della quota di lavoratori più qualificati – si è passati dal 49 al 44% -, mentre sono in aumento personale intermedio (da 29 a 33%) e bassa qualificazione (da 21 a 23%). Ad ogni modo, tre quarti dei lavoratori del capoluogo piemontese continua a occupare posizioni a media e alta qualificazione.

Non solo. I numeri contenuti nel report dimostrano che nel mercato del lavoro torinese è in corso una trasformazione interna: prosegue la “terziarizzazione dell’economia cittadina”. Rispetto al 2019, l’occupazione nel settore dei servizi alle imprese è aumentata di quasi cinque punti percentuali. Nello stesso lasso di tempo, i servizi alle persone e di pubblico interesse sono calati dal 30 al 28% e quelli di alloggio e ristorazione sono rimasti stabili. Si sono contratti anche i comparti del commercio e dell’industria, diminuiti rispettivamente di due e un punto percentuale, passando dal 15 al 13% e dal 20 al 19%. Nonostante ciò, il numero di imprese presenti sul territorio appare relativamente stabile: nel 2024 si è registrato un lieve calo, ma il trend, se analizzato sul lungo periodo, appare comunque positivo (si è passati da 107.815 imprese nel 2015 a 108.862 nel 2024).

Il report mostra anche un aumento della popolazione in possesso di un titolo di studio di terzo livello. Nel 2024, il 33% dei torinesi di età compresa tra i 25 e i 64 anni era laureato, dato in crescita rispetto ai possessori di un diploma secondario (41%) e di un titolo dell’obbligo (26%). Anche in questo caso, però, la positività della statistica si ridimensiona se lo si paragona a quello di altre grandi città del nord Italia, come Milano e Bologna, dove metà della popolazione in età da lavoro è laureata. E, se gli atenei torinesi sono in grado di attrarre ben 36 mila studenti non residenti in Piemonte, la capacità della città di trattenere i giovani neolaureati sul territorio, complici i livelli retribuitivi del mercato del lavoro locale, è limitata, essendo cresciuta solo dal 58 al 61% nel giro di sei anni. Gli atenei continuano però a giocare un ruolo fondamentale nel contesto cittadino: “Le università sono diventate un grande volano di sviluppo per la città. Hanno 133 mila iscritti e nel giro di dieci anni la quota di fuorisede è aumentata del 70%”, afferma Vernoni.

Anche i dati sull’aumento della popolazione, all’apparenza positivi, sottintendono una tendenza allarmante. Nel 2024 il numero di residenti è aumentato dello 0.7%, che corrisponde a circa 6 mila abitanti in più, ma il lieve aumento è dovuto all’arrivo di persone provenienti da altre regioni o dall’estero: il saldo anagrafico naturale appare sempre negativo e la città di Torino ha raggiunto quota 137 mila abitanti stranieri.

Per queste ragioni, i dati emersi dal report sono da interpretare con estrema attenzione. Come sottolinea Vernoni, occorre ricordare che “Torino, essendo una medio-grande città europea, è inserita in dinamiche competitive con le altre medio-grandi città europee, in cui tutti i fattori, siano essi infrastrutture materiali, infrastrutture immateriali, condizioni di lavoro, qualità del lavoro e qualità della vita, sono il mix che rende il nostro territorio attrattivo. Abbiamo visto dati in evoluzione positiva, occorre proseguire su questa strada per capitalizzare gli sforzi fatti”. Infatti, come ha spiegato la vicesindaca di Torino Michela Favaro in occasione della presentazione dello studio, “l’analisi di questo rapporto mostra luci e ombre di un mercato del lavoro in evoluzione costante ma getta anche semi di speranza per il futuro”.

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