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Crescere rimanendo giovani: gli Zen Circus alle Ogr di Torino

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Gli Zen Circus suonano i primi quattro pezzi della scaletta e staccano. Il motivo? Il pubblico vicino alle transenne, quello che presumibilmente era arrivato apposta prima per stare il più sotto possibile, non sente bene. Appena lo viene a sapere, la band con simpatia e irriverenza si fionda a risolvere la cosa. È il primo elemento di caoticità di un live, quello alle Ogr del 4 dicembre, divertente e sagace come solo gli Zen sanno essere. Ma è anche il segno del legame tra il gruppo e i loro ascoltatori.

Un legame che sicuramente ha avuto il tempo di maturare e svilupparsi. Il Circo Zen pisano di Andrea Appino (chitarra e voce), Massimiliano “Ufo” Schiavelli (basso) e Karim Qqru (batteria) ha infatti alle spalle una carriera ventennale e 13 album. Era da due anni che non calcavano i palchi tutti insieme. Un tempo che non sembra essere mai passato, vista l’accoglienza che gli viene riservata dalla gremita Sala Fucine delle Ogr.

Gli Zen sono tornati per presentare l’ultimo disco uscito a settembre, “Il Male“, che ha tutto quello che li rende pienamente loro. Chitarre, ballad, ritmi incalzanti ma confortanti. Ma soprattutto, un certo modo di vedere il mondo con sagacia e profondità, tipico di chi cresce senza invecchiare mai.

La scaletta del concerto è comunque molto varia, sono tanti i pezzi storici che abitano da tempo nei cuori del pubblico. I brani nuovi come “Miao” o “Novecento” riescono a reggere il confronto live con quelli storici come “L’anima non conta” o “Vent’anni”. Gli Zen non dimenticano ciò che li rende originali ma non smettono mai di guardare alla musica e alla realtà con curiosità e voglia di partecipare.

Nonostante la lunga carriera, gli Zen Circus non guardano nessuno dall’alto verso il basso. Anzi, durante il concerto alle Ogr prendono dei canotti gonfiabili (quelli arancioni che tutti i bambini usano al mare) per fare una gara di velocità surfando sulla folla. È uno dei tanti segni con cui la band dimostra di voler stare in mezzo alla gente, di voler creare collettività con la musica, di voler vivere tutto appieno.

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