Quelle del Decreto legge sulla sicurezza sul lavoro sarebbero promesse insufficienti. Lo sostengono i sindacati Fp Cgil, Uilpa e Usb che nella mattina di martedì 25 novembre, in occasione della mobilitazione nazionale, si sono riuniti davanti alla Prefettura, in piazza Castello, chiedendo che le loro richieste vengano ascoltate. L’oggetto? Il miglioramento delle condizioni lavorative dell’Inl, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
Il dl prevede infatti lo stanziamento di nuovi fondi per l’assunzione a tempo indeterminato di 300 ispettori del lavoro, da realizzare nel periodo tra il 2026 e il 2028. Secondo chi protesta, però, non bastano degli obiettivi quantitativi. Per risolvere la scarsità di organico, c’è bisogno di miglioramenti trasversali, come compensi più adeguati, maggiore sicurezza delle sedi di lavoro e miglioramento dei sistemi informatici utilizzati.
“Il governo continua a prevedere nuove assunzioni senza affrontare il problema sempre più grave delle dimissioni e delle rinunce alla presa di servizio”, spiegano i sindacati. Dal 2023 al 2024, il numero di ispettori è diminuito di circa 200 unità, nonostante i nuovi posti messi a bando dai concorsi. Segno del fatto che gli stipendi per le mansioni dell’Inl risultano poco attrattivi, per cui molti decidono di virare verso altre mansioni pubbliche.
Questa carenza non fa che danneggiare la prevenzione sui luoghi di lavoro. Sono troppo pochi i dipendenti dell’Inl, sono ancora di meno quelli che effettivamente lavorano sul campo, controllando le aziende. In questo modo, queste verrebbero ispezionate una volta ogni 10 o 15 anni. Un dato che pesa ulteriormente su una situazione già allarmante.
Nei primi 6 mesi del 2025, ci sono state più di 500 morti sul lavoro in Italia. Un aumento del 7% rispetto allo stesso periodo del 2024. A generarsi è un circolo vizioso. Le condizioni lavorative degli ispettori non sono all’altezza delle loro mansioni, ma se mancano i controlli, viene meno la prevenzione e la sicurezza totale diminuisce.