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“Far capire tutti”, il Bilancio Pop compie dieci anni

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Il team torinese che lavora alla redazione dei Bilanci Pop (Popular financial recording) – ad oggi utilizzati dal Comune, dalla Città Metropolitana, dalla Regione, dalle scuole e da diversi ordini professionali – si fa vanto di un primato europeo: essere stati il primo, in Italia e in Europa, a sperimentare questa forma di rendicontazione. Una tecnica per “far capire tutti” la gestione economica del bene pubblico. Una tecnica nata negli Stati Uniti e che rappresenta, come ha detto l’assessore regionale al bilancio del Piemonte Andrea Tronzano, “un esercizio di trasparenza, la dimostrazione che politiche complesse possono essere accessibili alle persone a cui sono destinate, cioè i cittadini”.

Il Bilancio Pop è una forma di rendicontazione che mira ad avvicinare i cittadini alla lettura dei conti di un ente pubblico, solitamente un esercizio tecnico che i ragionieri redigono “nella solitudine”. Grazie all’assistenza del Dipartimento di Management dell’Università di Torino, gli enti che desiderano realizzare un Bilancio pop vengono messi in condizione di pubblicare un report scritto in forma accessibile anche ai non addetti ai lavori, che avvicina quindi i lettori comuni -che siano cittadini, soci, studenti, stakeholders- all’ente che per loro utilizza i fondi e comprendere il modo e gli scopi per cui sono spesi.

“Attraverso il Bilancio Pop diamo ai cittadini una misura dell’efficacia delle politiche intraprese, dimostrando che producono risultati, impatto e servizi reali”, ha proseguito Tronzano. Uno strumento che travalica i confini del Piemonte: anche Campania ed Emilia Romagna si stanno attrezzando per utilizzarlo e il Comune di Almeria, in Spagna, ha chiesto la consulenza dell’Università di Torino per la redazione. “Abbiamo stipulato in dieci anni 57 accordi di collaborazione”, ha spiegato Francesca Culasso, delegata al bilancio di Ateneo e dirigente del dipartimento di Management. “Queste consulenze ci hanno permesso di autofinanziarci, raccogliendo 800mila euro che sono stati reinvestiti in nuove competenze, assegni di ricerca, borse di studio per chi lavora a questo progetto”.

Una storia che è nata grazie agli sforzi congiunti di due professori, Paolo Biancone e Silvana Secinaro, oggi responsabili scientifici del progetto Pop. Secinaro aveva intuito in un convegno, dieci anni fa, le potenzialità di uno strumento che nel mondo anglosassone aveva trovato teorizzazione e applicazione a partire dalla seconda metà degli anni ’80. Come racconta Paolo Biancone, “abbiamo venduto la pelle dell’orso prima di averlo cacciato”, proponendo al Comune di Torino di investire nella ricerca in quell’ambito fino a realizzare il primo Bilancio Pop in Italia e in Europa, proprio a Torino nel 2015. Gianguido Passoni, allora assessore al Bilancio durante l’amministrazione Fassino, ricorda: “Le riforme di bilancio si susseguivano senza affrontare il problema di renderlo comprensibile. La proposta della dottoressa Secinaro era una soluzione che affiancava uno strumento non di comunicazione, ma di rendicontazione dal punto di vista di chi questi numeri li governa e pensa a chi li deve leggere”. Scrissero 81 pagine, “60 del Comune e 21 delle partecipate. La chiave nel tempo è stata la sintesi, ma tuttora sono orgoglioso di aver accettato di fare questa cosa”.

“Secondo Bibliometris sono stati scritti 2000 articoli scientifici da parte di 4000 autori. Il 10% è stato prodotto a Torino, che nelle rappresentazioni grafiche è un hub europeo importantissimo per il popular financial reporting” ha rivendicato Culasso. Negli anni, l’Università di Torino ha fornito consulenze per la stesura di Bilanci Pop con l’Ordine degli Architetti, dei Consulenti del Lavoro, con la scuola Germano Someiller di Torino, diversi Comuni, generando buone pratiche di quello che è un modello e “un ponte tra le istituzioni e i cittadini”.

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