Una nuova mostra per uno spazio nuovo. Al Museo nazionale dell’Automobile di Torino è stata inaugurata oggi, mercoledì 12 novembre, la mostra “Ferrari Design”, visitabile fino all’8 marzo 2026. Si tratta della prima di una serie di esposizioni tematiche che animeranno il nuovo spazio museale dedicato al design automobilistico.
Intitolato “Sulle strade del design”, il nuovo ambiente espositivo, che si estende su duemila metri quadrati, è suddiviso in due sezioni. La prima, permanente ma in continua evoluzione, mira a costruire un ponte tra il design dell’automobile e quello del prodotto, creando un dialogo ideale tra Torino e Milano. La seconda è invece dedicata alle mostre temporanee a rotazione, inaugurate proprio con “Ferrari Design”. In esposizione si possono ammirare undici vetture tra le circa settanta progettate a Maranello dal 2010 a oggi. Tra queste spiccano due esemplari unici: la Ferrari SP38, One-Off del 2018, e la Ferrari P80/C del 2019. L’obiettivo della mostra non è solo presentare il risultato finale, ma anche raccontare l’intero processo creativo che porta alla nascita di ogni modello.
“Il design è il linguaggio con cui l’automobile comunica con il mondo. Nel tempo è diventato una delle sue espressioni più distintive, capace di suscitare emozione e stimolare cultura e innovazione”, ha dichiarato il direttore del Mauto, Lorenza Bravetta. Il nuovo spazio del museo nasce proprio con l’intento di valorizzare il processo creativo e i suoi protagonisti. Oltre alla sezione temporanea, comprende un’area didattica permanente realizzata in collaborazione con Triennale Milano, dedicata al design del prodotto.
“La nuova sezione Design del Mauto – ha affermato Silvia Baruffaldi, curatrice dello spazio – celebra l’evoluzione creativa come un ponte tra il passato analogico del car design e il suo futuro digitale”. Il percorso espositivo accompagna il visitatore dai disegni originali su carta alle immagini digitali realizzate con tavolette grafiche e realtà virtuale, all’interno di uno spazio progettato dall’architetto Francesco Librizzi, che lo definisce “un dispositivo di lettura e interpretazione che offre un modo inedito di leggere il rapporto tra l’automobile e la società”.