Agricoltura e allevamento nel Torinese risentono sempre più del cambiamento climatico. È uno dei dati che emergono dal primo report sull’annata agraria 2025 presentato martedì 11 novembre da Coldiretti Torino. Caldo eccessivo, grandinate, “bombe d’acqua”, raffiche di vento e terreni allagati sono alcuni dei fenomeni meteorologici che hanno danneggiato le colture: “Soprattutto le produzioni cerealicole, foraggere e quelle industriali hanno maggiormente risentito delle elevate temperature abbinate a precipitazione piovose improvvise, con effetti importanti sia sulle rese che sulla qualità”, ha spiegato Franco Ramello, responsabile economico di Coldiretti Piemonte e curatore del report.
Cambiamento climatico e agricoltura
Grandinate, piogge intense e forti venti hanno influito soprattutto sulla crescita delle piantine di cereali e orticole, mentre gli allagamenti dei campi hanno soffocato il mais, costringendo molti coltivatori a riseminare o, in alcuni casi, hanno determinato la perdita della produzione. Il caldo intenso tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate ha invece provocato la scottatura della frutta, anche se in misura minore dell’anno scorso. Sulla frutta ha avuto un’influenza positiva il caldo asciutto dell’estate, anche se su alcune specie le piogge cadute durante il periodo della fioritura hanno causato una riduzione del raccolto.
Per i cereali seminati in autunno (come il frumento) l’annata è stata invece “difficile”: la produzione è stata sotto le aspettative e non è riuscita a coprire i costi di produzione per le piogge abbondanti che hanno compromesso il numero di spighe per metro quadro. Le produzioni sono state mediamente al di sotto delle aspettative non coprendo i costi di produzione. Per i cereali primaverili-estivi (tra cui mais e riso) l’annata è stata “altalenante”: produzioni elevate e di qualità si sono alternate a “contesti compromessi” a livello produttivo a causa di avversità e condizioni difficili, con elevati costi di produzione. Nel settore della produzione di miele, invece, si è registrata un’inversione di tendenza rispetto agli scorsi anni, in cui gli effetti del cambiamento climatico avevano pesato negativamente.
Altri fenomeni che hanno interessato negativamente l’agricoltura e l’allevamento del Torinese durante l’anno sono stati l’arrivo di parassiti delle piante come la “Popillia japonica”, un coleottero giapponese che ha danneggiato in particolare le viti del Canavese, e malattie di bovini e ovini come la dermatite dei bovini e il virus della “lingua blu”.

Gli altri settori
Nel 2025 le imprese agricole del Torinese conteggiate dal report di Coldiretti sono 11.094, il 10% in meno di quante erano dieci anni fa. In prevalenza si tratta di allevamenti, seguiti da aziende cerealicoli e ortofrutticole: la maggioranza di queste imprese sono a conduzione diretta e a gestione familiare, spesso da più generazioni. Oltre il 40% sono condotte da under 40 e più del 30% da titolari donne.
Nell’allevamento, la quotazione dei bovini ha raggiunto livelli record nel 2025, un trend, ha spiegato Ramello, dovuto alla mancanza di carne sul mercato, che dipende al 50% dalle importazioni. Nel Torinese ci sono 3.652 allevamenti di bovini (con 219.868 animali allevati), 350 allevamenti di suini (218.119 animali), 2.565 di caprini e ovini (63.716 capi), 346 allevamenti di avicoli (con oltre 2.200.000 tra polli, tacchini e galline), 84 allevamenti di conigli (con 46.220 animali).
Il settore del latte vaccino ha fatto registrare un’annata con segno positivo. I volumi della produzione tra ottobre 2024 e settembre 2025 si sono attestati a 1,2 milioni di tonnellate, sugli stessi livelli della scorsa annata. Gli allevamenti per la produzione di latte vaccino in Piemonte sono 1.271, di cui l’80% nel Cuneese 8526) e nel Torinese (487): la provincia di Torino produce il 29% del latte piemontese. In generale, il Piemonte, col 9% di produzione nazionale di latte, è la quarta regione italiana per produzione dopo Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
Il presidente di Coldiretti Torino
“È importante che i cittadini-consumatori conoscano le dinamiche della produzione del cibo nel nostro territorio – ha commentato il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici -. Se chiudono le aziende agricole perché i costi di produzione sono troppo alti o perché gli agricoltori si trovano ad affrontare gli investimenti imposti dalla crisi climatica è un problema di tutti. Le nostre produzioni locali sono sempre più importanti per preservare gli approvvigionamenti di cibo che arriva sulle nostre tavole, ma queste subiscono le dinamiche del clima, dei mercati internazionali, delle pratiche sleali, della mancanza di promozione del cibo di qualità tra i consumatori ad iniziare dalla ristorazione collettiva. Conoscere l’economia agricola significa conoscere che fine farà il nostro cibo”.