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Slow Fiber, la rivoluzione “buona, pulita e giusta” del tessile

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È partito ufficialmente il primo congresso di Slow Fiber, il movimento che vuole portare nel mondo del tessile la stessa filosofia che ha reso celebre Slow Food: quella del buono, pulito e giusto. A guidare l’iniziativa è Dario Casalini, amministratore delegato di Oscalito e fondatore del progetto, che spiega così l’idea alla base: “È molto semplice: portare la filosofia di Slow Food nel tessile. Bisogna avere un’attenzione particolare a come vengono prodotti gli oggetti, perché la bellezza della moda e dell’arredo non può più essere una bellezza distruttiva”.

Slow Fiber nasce per rispondere a una delle contraddizioni più profonde della moda contemporanea: il contrasto tra l’estetica e il suo costo nascosto in termini sociali e ambientali. “Molti prodotti che chiamiamo belli – prosegue Casalini – sono in realtà frutto di sfruttamento, impatti ecologici e pratiche non trasparenti. È un sistema da cambiare radicalmente”. Il progetto si muove lungo tre grandi direttrici: educare i consumatori, portandoli a scegliere con consapevolezza e valore; attrarre le giovani generazioni verso una filiera tessile etica, capace di unire tradizione e innovazione e mettere in sicurezza le imprese virtuose, sostenendo chi già produce nel rispetto di ambiente e persone.

Casalini racconta che l’idea di Slow Fiber prende piede proprio osservando la storia della sua azienda, Oscalito, fondata dal nonno con una filiera completamente integrata “dal filo al capo finito”, concentrata nel raggio di 180 km. “Per mio nonno era una scelta di qualità. Oggi quella stessa scelta ha un enorme valore in termini di sostenibilità sociale e ambientale”, spiega. Da qui il collegamento con Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, e la volontà di creare un percorso parallelo nel mondo del tessile. “Slow Fiber ha ricontaminato anche Oscalito: i miei collaboratori hanno voluto riscrivere la vision e la mission aziendale su quei valori. Ci stiamo muovendo da un modello competitivo a uno più collaborativo, simile al sistema vegetale più che a quello animale”.

È intervenuta anche Elena Chiorino, vicepresidente della Regione Piemonte, che ha espresso il sostegno delle istituzioni: “Slow Fiber rappresenta la manifattura visionaria di domani. È una rivoluzione che parte dal territorio, e la Regione Piemonte ci crede profondamente”. Chiorino ha ricordato il lavoro sul Recycling Hub avviato da anni e l’impegno per la formazione di nuove competenze, con l’Academy di filiera del tessile, abbigliamento e moda. “Dobbiamo essere pronti anche nelle competenze, perché il tempo che si perde è tempo competitivo. Slow Fiber deve essere “slow” nei valori, ma veloce nel costruire il futuro”, ha aggiunto.

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