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I vigneti del Mombarone: un partimonio “eroico” e fragile da valorizzare

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I vigneti del Mombarone sono diventati recentemente patrimonio nazionale. La storia e la peculiare struttura li rendono infatti un unicum nel paesaggio italiano. La costruzione e la manutenzione dei terrazzamenti richiede un impegno generazionale: di padre in figlio, gli abitanti della zona sono stati capaci di mantenere coltivata la gran parte del territorio, circa il 68 per cento delle terre coltivate storicamente ospita ancora oggi castagneti, ulivi e vigneti. Proprio il peculiare metodo di coltivazione dell’uva ha permesso al territorio di diventare il trentasettesimo sito iscritto nel Registro nazionale del paesaggio rurale, il primo piemontese.

I vigneti sono detti “eroici” poiché sono costruiti in zone sopra i 500 metri sul livello del mare e presentano pendenze superiori al 30 per cento. I vigenti eroici comprendono la peculiare pergola sostenuta dai cosiddetti pilun, pilastri in pietra e calce.

L’iscrizione certifica il valore paesaggistico del Canavese e contribuisce a renderlo attrattivo anche dal punto di vista turistico: “È un grande traguardo, ma rappresenta al tempo stesso un punto di inizio per aumentare la visibilità anche oltre i confini nazionali, – spiega l’assessore regionale al Commercio, Agricoltura e Cibo Paolo Bongioanni alla conferenza celebrativa tenutasi l’11 marzo al Grattacielo della Regione – oggi manca spesso un po’ di consapevolezza della bellezza del territorio, anche da parte di chi lo abita”. La zona, come sottolinea il presidente della commissione politiche dell’Unione europea della Camera dei deputati Alessandro Giglio Vigna, “si presta allo slow tourism in quanto presenta un’agricoltura di nicchia i cui processi prevedono tempi di produzione lunga. Il nostro obiettivo è quello di ottenere il riconoscimento che il Canavese merita, in modo da creare un’agricoltura d’eccellenza tramite cui attirare turismo d’eccellenza”.

Il Mombarone, però, non è solo una zona da promuovere attraverso attività turistiche, ma anche da proteggere tramite iniziative congiunte di lavoratori e istituzioni. Lo ribadisce Fabio Poretto, sindaco di Carema: “Non bisogna sottovalutare il pericolo di abbandono delle terre coltivate. La manutenzione è un tema delicato: il nostro territorio è fragile: i muretti a secco e le complesse strutture di terrazzamento hanno bisogno di interventi mirati. Si aggiunga poi il costante scivolamento del versante e l’elevato pericolo di frane e cedimento. Elementi da tenere monitorati”. 

Poretto riconosce comunque i “grandi investimenti fatti negli ultimi anni, che – racconta – hanno contribuito ad aumentare e formare i produttori vinicoli della zona, incrementando la qualità”. Lo evidenzia anche la sindaca di Nomaglio Ellade Peller: “Grazie alla collaborazione con il Politecnico e al progetto iXemWine abbiamo a disposizione una rete wi-fi che permette di tenere monitorati al meglio i cambiamenti agricoli dei nostri territori”. Il sistema, infatti, tramite l’elaborazione di dati, aiuta gli agronomi e gli altri addetti ai lavori a gestire meglio il territorio. Uno strumento valido anche nella lotta ai pericoli che minacciano la zona del Canavese.

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