17.442 votanti su 23.734 aventi diritto. Per le elezioni europee questo è il dato degli studenti fuori sede che sono andati al voto, circa il 74%. Sebbene nella quota mancante vadano inseriti tutti quei giovani che una volta fatta richiesta di voto non hanno più avuto comunicazioni dal comune di residenza o dal comune di domicilio, si tratta di un numero molto alto. Nonostante alcune difficoltà, l’introduzione di questo strumento ha mostrato le sue potenzialità. “Una prima volta positiva e motivante – commenta Cristopher Cepernich, sociologo dei media e dei fenomeni politici all’Università di Torino – Era prevedibile andasse così, sappiamo cosa votano gli studenti e sappiamo della loro preferenza a sinistra. È un numero molto alto e molto motivato”.
Infatti, contrariamente al trend generale italiano, la prima scelta dei più giovani è stata Alleanza Verdi – Sinistra, che hanno raggiunto il numero maggiore di preferenze: il 40,35% (7.037 voti). Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, e Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde, hanno festeggiato il risultato con un post su X: “Avevamo promesso che saremmo stati la vera sorpresa di queste elezioni. Il risultato straordinario di questa sera lo conferma. Saremo l’argine all’onda nera che arriva in Europa. Non è che l’inizio!”. I dati messi a disposizione dal Ministero dell’Interno mostrano a seguire il PD con 25% (unica posizione che si allinea con la classifica nazionale), Azione di Carlo Calenda con il 10% e fanalino di coda, tra le liste di sinistra, il M5S e Stati Uniti d’Europa, di Bonino e Renzi, con poco meno dell’8%. Poca fiducia dei fuori sede per il partito di Michele Santoro Pace Terra Dignità che arriva poco sotto il 2%. Tra le destre il miglior risultato lo raggiunge Fratelli d’Italia con il 3%, mentre la Lega ottiene solo 93 voti. In confronto al totale dei votanti italiani emergono indicazioni importanti: Avs e Azione registrano rispettivamente +33,6% e +6,9% in valore percentuale rispetto al livello nazionale. La Lega annota un calo del -8,6%, ma il più grande down è per il partito di Giorgia Meloni, FdL, con un -25,4%.
Una percentuale che ha provocato sorpresa è stato il 49,7% di affluenza. In Italia 1 persona su 2 si è astenuta dal recarsi ai seggi. Il dato è il più basso di sempre nella storia repubblicana e in linea costante con il calo iniziato nel 2004 (dal 73,1% al 58,7% nel 2014 fino ai dati di oggi: ogni 10 anni si è perso un dieci percentile). Per Cepernich questa diminuzione risponde a una semplice motivazione: “L’attenzione dell’elettore è in funzione della prossimità. Si vota tendenzialmente di più per le amministrative e man mano che ci si allontana dalla prossimità, l’attenzione cala. Sono considerate elezioni di second’ordine dai politolologi, perché sono percepite meno rilevanti e più astratte. L’elettore medio è un cittadino comune che non ha mediamente attenzione ai fatti politici. Immaginare che le persone siano interessate alla politica è un’astrazione visto che generalmente non pensano alla dimensione politica e non gli danno fiducia. Solo quando il cittadino deve andare al voto si interessa, ma continua a non fidarsi”.
Definito il nuovo parlamento, con una composizione che è rimasta più o meno simile rispetto a prima, l’Europa attende l’esito delle elezioni francesi convocate dal presidente Macron. Una mossa per capire da che lato si schiererà il popolo francese e per mettere, eventualmente, alla prova gli estremisti di Le Pen di fronte alle questioni di governo. Questo nuovo assetto, insieme agli influssi di Austria e Germania, potrebbe cambiare gli equilibri del Consiglio Europeo secondo Cepernich. “Quello che conta a livello europeo è il Consiglio Ue. Lì si sentirà il peso e l’influenza dei nuovi assetti europei con i vari capi di governo. Probabilmente verrà colpita la politica migratoria, più che quella green”.