Quattro studenti e studentesse si sono incatenati oggi, il 30 maggio, per fare pressioni nei confronti del rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna in occasione della seduta di Senato accademico, organizzata online nonostante le loro richieste. “Avevamo chiesto che la seduta potesse essere fatta in presenza per poter avere un confronto in merito alla desecretazione e la scissione degli accordi che gli atenei hanno con Israele e le aziende belliche, ma questa richiesta è sempre stata lasciata senza risposta”, denuncia Camilla, una studentessa che partecipa al presidio e che dal 13 maggio occupa, insieme ad altri suoi colleghi, Palazzo Nuovo. “Anzi l’ultima seduta prevista è stata annullata senza che il rettore fornisse un’altra data”, continua. La studentessa si riferisce, infatti, a quanto accaduto la scorsa settimana quando il Senato accademico è stato prima fissato online e poi sospeso, mentre il Rettorato veniva occupato.
Appeso ai cancelli del Rettorato, uno striscione chiama direttamente in causa il rettore e recita: “Geuna basta scappare, il tuo silenzio è complice”. Mentre i giovani incatenati stringono tra le mani un cartello: “Geuna cos’altro dovremmo fare per un senato accademico aperto e in presenza?”. In sottofondo, il Senato accademico e gli interventi in assemblea. Gli studenti, infatti, si sono collegati alla seduta direttamente dall’ingresso del Rettorato e chiedono di poter prendere parola. Alcuni rappresentati dei docenti sostengono la linea portata avanti fino ad ora dall’Università: per loro l’ateneo deve restare imparziale. Altri, invece, chiedono che venga concessa la possibilità di un confronto diretto con gli occupanti. Tra i rappresentanti degli studenti e delle studentesse Carla Fois, pur non condividendo tutte le modalità della protesta, auspica un dialogo ma su temi concreti e non su massimi sistemi.
“Ci rendiamo conto del disagio che questa mobilitazione sta creando. È una cosa che non è solo rivolta all’esterno, ma che vivono anche le persone che stanno occupando. Anche noi siamo studenti”, risponde Camilla a chi accusa di impedire all’Università di andare avanti. “Mettere di fronte a quello che sta accadendo un esame, una lezione, una sessione è un atto estremamente egoista. Ci troviamo invece in una fase che ci chiede una responsabilità umana”, conclude.
La risposta di Unito
In precedenza, Geuna aveva cercato il dialogo con gli occupanti attraverso delle delegazioni, chiedendo la ripresa delle lezioni e la liberazione dei locali universitari. Le associazioni studentesche, però, sono rimaste ferme sulla loro posizione: vogliono un confronto diretto con il rettore e il desegretamento degli accordi. Tentativi ribaditi dall’Università di Torino anche in un comunicato stampa, rilasciato dopo gli eventi di questa mattina: “Nel contesto della discussione si è fatto riferimento ai diversi momenti di dialogo e confronto condotti da delegazioni dell’Ateneo o all’interno dei Dipartimenti e si è sottolineato che il dialogo rimane aperto nel rispetto delle esigenze della vita democratica e istituzionale dell’Ateneo, come peraltro è accaduto nel corso della seduta odierna, respingendo modalità che non rispettino tali esigenze. Per questo, dispiace constatare che sussistano ancora posizioni intransigenti da parte degli occupanti”.
Nello stesso comunicato stampa si fa riferimento al tema del “dual use”, cioè all’insieme di tecnologie, conoscenze e materiali che possono essere usati sia per scopi civili che militari nel contesto degli accordi tra atenei: “È stata nuovamente affrontata la questione degli accordi con le Università dei Paesi in guerra insieme al tema del “dual use”, ricordando che la Commissione Ricerca del Senato ha avviato da tempo un’istruttoria in materia”.