I partiti populisti di estrema destra stanno avanzando in Europa e, in previsione delle europee del 2024, la loro presenza potrebbe aumentare, rimodellando il parlamento europeo. In ogni Paese questa tendenza assume caratteristiche specifiche, ma tutti condividono alcune visioni, come l’identità e la retorica anti-immigrazione.
Questi elementi emergono, tra gli altri Stati, in Finlandia, Francia e Germania. “In Finlandia dalla scorsa estate il Partito dei finlandesi fa parte della coalizione di governo e ha promulgato misure anti-immigrazione piuttosto dure”, spiega Laura Saarikoski editor-in-chief del quotidiano Helsingin Sanomat. Questo cambiamento però è stato inizialmente sottovalutato dai media mainstream, che non si sono interessati fin da subito al tema. Secondo Gilles Paris, giornalista di Le Monde, una situazione simile è avvenuta in Francia, dove “l’estrema destra ha iniziato a coltivare una nostalgia del passato” e anche in questo caso l’interesse dei giornali è arrivato troppo tardi. Poi, con Marine Le Pen, il partito ha assunto una nuova immagine: “La leader è stata capace di portare l’attenzione su tematiche sociali che di solito erano trattate dalla sinistra e che alle persone piacciono. Per questo il partito potrebbe avere il 30% dei voti alle prossime europee”. In Germania, invece, l’Afd ha ottenuto fin da subito l’attenzione del quarto potere perché, secondo Ann-Katrin Muller giornalista del Der Spiegel, “parlava dell’euro ed era un piccolo partito, quindi fin dai primi tempi ha ottenuto molto spazio”. Sul territorio tedesco, inoltre, si è imposta una narrazione politica – tipica anche di altri Paesi – volta a sfiduciare una parte della stampa. “La chiamano Lügenpresse, cioè stampa bugiarda, contribuendo a creare un clima di ostilità”.
La stampa si trova di fronte a una nuova sfida: come coprire in maniera corretta i partiti politici di estrema destra? Denunciando, ignorando o contestualizzando queste politiche? Secondo Laura Saarikoski in questi casi i giornalisti “devono essere ancora più specifici del solito nel riportare i fatti e le dichiarazioni, perché le forze antidemocratiche utilizzano ogni imprecisione per minare i giornalisti e la loro credibilità”. In secondo luogo, bisogna riconsiderare il fattore della notiziabilità. “Non è utile riportare qualsiasi cosa venga postata su Twitter ma, al contrario, è espressione di un giornalismo pigro. Così facendo si fa pubblicità a ogni opinione, anche oltraggiosa, che non fa altro che polarizzare la società. Bisogna guardare i fatti, non le parole”. Il terzo passaggio riguarda il sostegno dei cittadini. “È necessario andare alle radici, cercare di capire perché certe opinioni che un tempo non erano considerate corrette ora ricevono così tanto sostegno”. L’ultimo punto sposta il focus sulla posizione dei giornalisti. Secondo Saarikoski è comune che chi si occupa di estrema destra sia preso di mira. In questi casi, “è bene limitare l’uso dei propri social media. Quando sono stata vittima di un attacco, ho comunicato a tutti online che non sarei più stata presente 24 ore su 24, sette giorni su sette”.
Secondo Gilles Paris, la situazione dei media è peggiorata molto negli ultimi anni. Per questo è arrivato il momento di invertire la tendenza, soprattutto in vista delle elezioni di quest’anno. “L’unica cosa che dobbiamo fare – ha detto Gilles – è riprendere il controllo della situazione”.