Chi avrebbe mai pensato, solo pochi anni fa, che i social media e i droni potessero rivestire un ruolo importante e talvolta determinante negli scenari di guerra? Questione di funzioni e scopi di tecnologie emergenti come queste. Esistono infatti velivoli di ogni tipo, in ambito bellico ci sono droni da ricognizione, di sorveglianza o i temuti kamikaze. Lo ha spiegato venerdì 19 aprile Carola Frediani, co-fondatrice di Guerredirete.it, ospite del Festival internazionale di Giornalismo (IJF24), insieme alla giornalista Eleonora Zocca e a Francesca Bosco del CyberPeace Institute (in collegamento video), nell’appuntamento dal titolo “(Cyber) guerra e pace”. Appuntamento in presenza che ricalca anche l’argomento affrontato da Frediani, lo stesso giorno, nel suo blog in cui l’esperta si è concentrata in particolare sul caso dell’Ucraina. Un altro attore che entra in gioco, sul campo reale e digitale, è ovviamente l’Intelligenza artificiale.
Deepfake, TikTok e satelliti sono recenti attori attivi nei conflitti globali, sia aperti sia mediati. Ma le esperte intervenute a Perugia sgonfiano un po’ “l’hype nato qualche anno fa in alcune narrazioni attorno alla guerra ibrida (che a sua volta ha sopravvalutato la dimensione della guerra (dis)informativa)” come si legge anche nell’ultima newsletter-post di Guerredirete. “Nessuna di queste è la silver bullet in grado di cambiare lo scenario di guerra ma tutte possono portare vantaggio tattico o temporale, come accaduto in diverse fasi nel conflitto russo-ucraino, se integrate nel modo giusto, anche in ottica di propaganda” assicura Frediani facendo l’esempio dei video degli attacchi con i droni, utili anche a mostrare “i muscoli” tech delle parti sul campo.
La chiave di tutto sembra essere la complessità. Secondo le esperte intervenute e le numerose fonti tirate in ballo a sostengo delle loro tesi, la guerra tradizionale “di terra” resta centrale ma ad essa si affiancano nuovi alleati: le tecnologie emergenti appunto che tutte e tutti noi ci auguriamo possano essere utilizzate e sviluppate anche per scopi opposti rispetto alla violenza, ai conflitti e alle guerre, al servizio della pace.