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Turin Islamic Economic Forum: la città si fa “halal friendly”

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di Lucrezia Clemente

Si torna a parlare di finanza halal nella due giorni del Turin Islamic Economic Forum al Centro Conferenze Torino Incontra che terminerà questa sera. Un evento giunto alla terza edizione che ha un duplice obiettivo: attrarre investimenti dai Paesi musulmani nelle aziende piemontesi e fornire strumenti finanziari adeguati agli oltre 12.500 imprenditori di confessione islamica che operano nella provincia torinese. La seconda linea metropolitana della città di Torino e il Parco della Salute sono fra i principali progetti di investimento presentati. La continua espansione della finanza islamica, con un tasso di crescita medio annuale del 20% e la presenza di più di cinquantamila cittadini musulmani nel solo capoluogo piemontese, spiega la valenza strategica del forum.

Seguendo i dettami della sharia che vieta il tasso di interesse e la speculazione, la finanza halal ha come principale pilastro il crowdfunding che porta al centro la comunità e limita l’impatto dell’intermediazione finanziaria. Un modello che è studiato con interesse nell’ottica dell’attuale cambiamento del mercato verso la sharing economy e la finanza etica. L’economia islamica è in crescita anche nel settore digitale, come evidenziano i dati raccolti dalla società di consulenze DinarStandard e dalla Thomson Reuters, partner del forum. Con una crescita prevista del 17% annuo per il 2020, sono oltre duemila i servizi islamici digitali, forti soprattutto nei settori dell’informazione e della sharing economy. Ad avere successo sono in particolare le start up che si occupano dello stile di vita musulmano: dalla popolarissima Muslim Pro per la preghiera a Zabihah, che segnala i ristoranti halal friendly, da Halal Booking per i turisti islamici a Modanisa nel settore del retail e-commerce. «Un mercato in espansione che può rappresentare una grande occasione d’investimento», ha dichiarato al forum Rafi-uddin Shikoh, fondatore e Ceo di DinarStandard.

In continua crescita è anche il rapporto tra le aziende piemontesi e il mercato islamico come dimostrano i dati raccolti dalla Camera di Commercio industria artigianato e agricoltura di Torino, che ha organizzato l’evento in collaborazione con il Comune, l’Università di Torino e l’ufficio di finanza islamica Assaif. Un aumento che riguarda sia l’export, con un +7,3% registrato nei primi nove mesi del 2016, sia l’import, che ha superato la soglia di 1,7 miliardi di euro. Ecco perché molte aziende della regione hanno deciso, specialmente nei primi anni della crisi economica globale, di puntare sulla produzione di beni adatti per il mercato musulmano. I prodotti sono stati adattati alle regole e al gusto islamici: dai cibi alla cosmetica halal, dallo spumante analcolico ai farmaci.

Al Turin islamic economic forum si è parlato di finanza anche come strumento di integrazione della comunità musulmana nel tessuto sociale piemontese. L’implementazione di strumenti di sviluppo economico come il microcredito, nel rispetto dei principi della sharia, permetterebbe un maggiore accesso al credito e ai servizi finanziari a quella fascia di popolazione più povera che per motivi economici e religiosi non riceve attualmente finanziamenti dal circuito bancario tradizionale. Un programma che, come ha ricordato Margarita Lalayan del Centro internazionale di formazione dell’Ilo, darebbe un sostegno concreto alle periferie torinesi garantendo maggiore stabilità e occupazione ai commercianti e piccoli imprenditori di fede musulmana che operano in Piemonte.

“Le modalità halal di accesso al credito possono rappresentare uno strumento molto forte di coesione sociale”, ha concluso il direttore generale di Assaif, Roberto Brugnoni.

 

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