“Oggi vogliamo denunciare la complicità di Unito in un sistema universitario patriarcale che perpetra violenza strutturale: manifestiamo per il diritto di tutta la comunità studentesca femminile di attraversare un’università transfemminista che rispetti il loro corpo e il loro spazio”. Il senso della protesta degli universitari che martedì ha animato alcune strade del centro fino al Rettorato di via Po emerge dalle parole di una studentessa del collettivo Studenti indipendenti. Un corteo transfemminista composto da oltre 50 persone è partito dal Campus Einaudi nelle stesse ore in cui davanti al Consiglio regionale si svolgeva il presidio di Cgil in difesa della legge 194. “Siamo qua per dire che non abbiamo bisogno di un corpo istituzionale: ci difendiamo e ci organizziamo in autonomia come giovani donne in università”.
Il corteo partito dal Cle ha prima raggiunto Palazzo Nuovo, quindi la sede Rai, infine il Rettorato. Qui è stata interrotta la seduta del Senato accademico.
Il gruppo che ha promosso la mobilitazione ha fatto sapere che sta lavorando per la creazione di un osservatorio autogestito sulle molestie in università e critica il lavoro del Comitato unico di garanzia (Cug) per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni, gestito dalle istituzioni universitarie: “Vogliamo che il Cug si prenda realmente carico dei casi di violenza segnalati, cosa che finora non è stata fatta: questi episodi vengono burocratizzati e i processi rallentati. Noi vogliamo diventare così capillari che il Cug non sappia nemmeno che cosa sta succedendo”.
L’altro obiettivo delle studentesse e degli studenti è trovare un luogo fisico in università per creare un sapere “transfemminista, non coloniale, non patriarcale e non maschilista che parta dalle soggettività”.
Questa rete universitaria è nata da una richiesta di aiuto delle studentesse del dipartimento di Filosofia, dipartimento che a livello mondiale presenta il maggior numero di denunce di violenze e che per la maggior parte è composto da uomini: a Torino sono tre le docenti ordinarie di Filosofia. La rete ha quindi diffuso in università un questionario anonimo: “Visti i numeri di denunce raccolti abbiamo sentito l’esigenza di confrontarci in assemblea e poi di scendere in piazza. La consapevolezza e la coscienza delle donne è sicuramente aumentata, le donne non affrontano più tutto da sole ma si sono unite in una sorellanza trasversale”.
Sulla partecipazione al corteo, chi l’ha promosso si dice comunque soddisfatto: “Siamo in sessione e questo influisce pesantemente sui numeri. Ma non siamo così poche perché ciascuna delle persone che adesso si trova qua è una persona che si riunisce in assemblea e che partecipa anche ad altri tipi di corteo: l’attivismo degli studenti di Unito ci riempie di felicità”.