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Ultimo saluto a Segre, in tanti al Polo del ‘900

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“Viva la libertà”. Un monito, un valore, una visione. Una frase che era per Bruno Segre indicazione e fine, un principio che lo ha accompagnato nell’impegno civile fino agli ultimi giorni. Si è spento a 105 anni, nel Giorno della Memoria, lo scorso 27 gennaio. Moltissime le persone che, questa mattina, si sono recate all’Auditorium del Polo del ‘900, dove è stata allestita la camera ardente. Avvocati, giornalisti, cittadini che lo hanno incontrato direttamente oppure che hanno fatto proprio il messaggio di Segre, partigiano, avvocato, giornalista, politico.

Sempre al lavoro per la difesa dei diritti e della democrazia, è diventato un punto di riferimento per Torino. Per questo motivo, in tanti hanno voluto dedicargli un ultimo pensiero e dimostrare vicinanza alla famiglia.  “Mi ha trasmesso la memoria, l’integrità e la dignità, che è ciò che rimane con noi fino alla fine – racconta il nipote, Ruben Segre -. Una dignità personale, sociale, culturale, politica. E poi il battersi in difesa della diversità, aprendosi anche chi la pensa all’opposto. È sempre stato pronto a prodigarsi a favore di una memoria che fosse per tutti. Così è sempre stato attivo nelle attività formative, rivolte soprattutto alle nuove generazioni. Come si immaginava il futuro? Non nascondeva la preoccupazione per i venti sovranisti, ma aveva fiducia nella Costituzione”. 

Nato nel 1918, Torino fu la sua città. Ebreo, si laureò nel 1940 in giurisprudenza ma non gli fu permesso di esercitare la professione a causa delle leggi razziali. Poi la Resistenza con il nome di battaglia “Elio”, in diverse occasioni fu catturato e arrestato. Continuò a combattere sulle colline del cuneese e, raggiunta la Liberazione, mantenne il valore dell’impegno civile tramite gli strumenti del giornalismo e dell’attività forense. Come giornalista fu ideatore de l’Incontro, oltre che collaboratore per diverse testate. Come avvocato, nel 1949 difese il primo obiettore di coscienza in Italia, Pietro Pinna. Poi le battaglie a favore del divorzio, occasione in cui noleggiò un aereo e, volando sopra Torino, fece atterrare sulla città centinaia di volantini: “Il divorzio non viene dal cielo”. 

“Abbiamo avuto la possibilità di stare con lui fino agli ultimi giorni – racconta il direttore del Polo del ‘900, Emiliano Paoletti -. Segre è stato un attivista che credeva alla dimensione pubblica civile e civica di ogni singolo individuo. Oltre alla statura e al valore figura intellettuale, Bruno Segre è stato amico del Polo. Insieme abbiamo festeggiato il 104esimo compleanno, poi il 105esimo. E oggi siamo contenti di accogliere le persone che desiderano salutarlo per un’ultima volta. Un uomo del secolo scorso? No, piuttosto un uomo del futuro. Poco tempo fa ha presentato da noi un libro sul diritto all’eutanasia, ha combattuto fino all’ultimo per la presentazione di una proposta di legge su questo tema. Non desiderava parlare solo del suo essere partigiano o delle lotte che aveva attuato per il divorzio. Desiderava trattare le questioni del presente, per le quali sentiva l’urgenza”.

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