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Il no di dipendenti e sindacati al Goethe Zentrum

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Il tempo stringe e, se qualcosa non si muove, il 31 gennaio verrà avviata la procedura di licenziamento dei e delle dipendenti del Goethe Institut di Torino. Sul sito del centro di cultura e lingua tedesca, a Torino da settant’anni, c’è già l’avviso di chiusura: “Ci dispiace molto che il Goethe Institut di Torino sia chiuso a decorrere dal 1° febbraio 2024. Vi ringraziamo per la lunga fedeltà e speriamo di continuare ad accogliervi online e presso gli altri Goethe-Institut in Italia”. Anche all’incontro con la vicesindaca Michela Favaro, la console generale aggiunta tedesca Tatjana Schenke-Olivieri ha detto che non è possibile rivedere la decisione di chiusura e l’unico tema dove vede spiragli per un accordo è la trasformazione del Goethe Institut nel Goethe Zentrum. Una soluzione che però stravolgerebbe l’essenza e il senso dell’istituto, trasformandolo in un soggetto privato, senza la possibilità di ricevere finanziamenti, e sotto cui passerebbe il lavoro dei diciotto lavoratori e lavoratrici a rischio.

I rappresentanti dei sindacati e le dipendenti, presenti all’audizione a Palazzo di città, non ci stanno: né all’inevitabilità della chiusura né all’unica proposta fatta dalla console tedesca. “Come sindacato esprimiamo contrarietà e avversione per quanto sta accadendo e consideriamo il trattamento riservato al Goethe, alle lavoratrici e lavoratori e a Torino una scelta politica – ha detto Luisa Limone, segretaria generale Fcl Cgil Piemonte -. Noi continueremo a batterci perché il Goethe rimanga a Torino e non sotto forma di una start up o di un franchising”. Senza una risposta ufficiale dalla sede centrale tedesca le parole della console passano in secondo piano. “Finora ci siamo interfacciati solamente con avvocati e mai con i rappresentati del Goethe”, afferma Claudio Aghemo di Cisl Scuola Piemonte.

A poco più di una settimana dalla data del 31 gennaio, importanza fondamentale viene data alla ricerca di una soluzione come la possibilità di trovare una nuova sede diversa da quella storica in Piazza San Carlo per ridurre i costi, del possibile contributo da 100mila euro della Regione o la proposta, fatta dai sindacati, della modifica della sede in una filiale collegata ai centri Goethe di Roma e Milano. Quest’ultima l’unica opzione applicabile facilmente nel breve periodo, a differenza della richiesta delle dipendenti di inserire l’istituto sotto altri attori culturali cittadini come le Biblioteche civiche, il Polo del ‘900 o la Cavallerizza. Soluzioni che, come sottolineato Pierino Crema, presidente della Commissione commercio e lavoro, hanno bisogno di più tempo per essere sviluppate.

Il tempo è infatti strettissimo e lo è stato fin dall’inizio della vertenza, quando il 18 ottobre scorso il Goethe Institut ha avviato la procedura di licenziamento collettivo. Per lunedì è programmato un incontro online tra sindacati, dipendenti e il Ministero del lavoro. L’assessora al lavoro, Giulia Pentenero, ha comunicato che anche il Comune parteciperà per sollecitare una proroga del procedimento amministrativo. Mentre il 27 gennaio, a ridosso dell’ultimo giorno utile, è previsto l’incontro con il Ministero delle finanze.

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