Svolta storica nel futuro della cooperazione internazionale: venerdì 15 dicembre Torino è stata la prima città italiana a siglare un accordo ufficiale con le comunità diasporiche riunite nel Coordinamento delle diaspore per la cooperazione internazionale del Piemonte (Co.Dias.Co.). “Nel 2022 le diaspore in Italia hanno contribuito economicamente allo sviluppo dei paesi d’origine con 8 miliardi di euro: una cifra altissima se comparata con i 5,5 miliardi di fondi governativi, comprensiva di tutti i costi per l’accoglienza di richiedenti asilo e migranti che però non dovrebbero rientrare in questo budget, bensì in quello ministeriale”.
Un nuovo attore per la cooperazione internazionale
A sottolineare l’impatto che le comunità diasporiche hanno avuto nello sviluppo dei paesi d’origine è Abderrahmane Amajou, presidente di Co.Dias.Co. Piemonte. L’organizzazione è nata nel 2021 e riunisce tredici associazioni impegnate nel campo della migrazione: l’obiettivo è contribuire fattivamente allo sviluppo sia delle società di provenienza sia quelle di accoglienza, ideando nuove possibilità di crescita reciproca da tradurre in attività di co-programmazione e co-progettazione. In linea con la visione di Co.Dias.Co. Piemonte, le potenzialità della diaspora sono state riconosciute ufficialmente per la prima volta con la legge 125/2014, che riconosce il ruolo delle comunità migranti come attori di sviluppo locale e nei paesi di provenienza.
L’impatto economico delle diaspore
È in questo quadro giuridico che si sostanzia la firma dell’accordo siglato tra il Comune di Torino e Co.Dias.Co. Piemonte: una partnership storica, la prima in tutta Italia, nata dalla convinzione che “connettere le diaspore attraverso il coinvolgimento di realtà locali, municipali o regionali, può aiutare lo sviluppo dei paesi di provenienza in modo molto più efficiente rispetto alle misure governative”. I dati Onu stimano infatti in un rapporto di 3 a 1 le rimesse degli immigrati (435 miliardi di dollari) rispetto agli aiuti ufficiali (135 miliardi), evidenziando il forte impatto economico delle comunità diasporiche.
Il presidente Amajou ha poi evidenziato i ritardi nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu, sottolineando come “I paesi Ocse avevano promesso di destinare lo 0.7% del Pil ai paesi più in difficoltà ma l’Italia è ferma allo 0.3% “. Un pessimismo che l’accordo siglato col Comune di Torino sembra però poter trasformare in una spinta positiva per il futuro: “La città si dimostra ancora una volta all’avanguardia sulle tematiche della migrazione e dell’inclusione, nessun’altra amministrazione comunale aveva ancora mai fatto un passo del genere e spero che questo possa essere preso a esempio nel resto d’Italia e in tutta Europa”.
Lo Russo: “Giornata storica per il nostro futuro”
Soddisfatto dell’accordo anche il Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, che alla presenza dei rappresentanti delle associazioni riunite in Co.Dias.Co. Piemonte ha posto l’accento sugli scenari politici offerti da questa partnership: “Le diaspore sono comunità molto consistenti: in città un quarto degli alunni, circa 27mila giovani, non ha la cittadinanza italiana ma l’80% di loro è nato a Torino, studia la nostra storia, conosce Pietro Micca e Carlo Alberto”. La firma dell’accordo costituisce dunque un segnale cruciale per il futuro socio-politico del territorio: “Poniamo con grande forza all’attenzione della politica nazionale il tema dell’acquisizione della cittadinanza italiana e dello ius scholae, una dorsale fondamentale per lo sviluppo di progetti come questo” ha concluso il Sindaco.