In Piemonte le persone che soffrono di diabete sono 320mila (dato del Registro regionale diabete), il 5% della popolazione, un dato che è in crescita. Di questi, il 91% soffre di diabete di tipo 2, il 5% di diabete di tipo 1, il restante sono forme di diabete secondarie ad altre patologie.
A Torino i pazienti diabetici sono 60 mila. La rete diabetologica piemontese è tra le più forti, in particolare è una rete che riguarda gli adulti e i bambini, e ora è pronta per affrontare nuove sfide: potenziare la prevenzione, facilitare l’accesso ai farmaci innovativi e avvicinare la cura al paziente attraverso le nuove tecnologie. Se ne è parlato all’evento “La pandemia diabete T2, dai modelli organizzativi alle criticità gestionali, alle nuove opportunità di cura”, organizzato da Motore Sanità, con la collaborazione scientifica di Amd, con il patrocinio di Fand Associazione italiana diabetici Odv, Federfarma Piemonte e Fimmg Federazione italiana medici di famiglia, sezione provinciale di Torino, per fare il punto sul questa malattia in Piemonte.
“La prevalenza di diabete rilevata nel 2022 in Piemonte – ha spiegato Enrico Pergolizzi, presidente Amd (Associazione medici diabetologi) di Piemonte e Valle d’Aosta – è stata addirittura superiore a quella nazionale, con una percentuale che si assesta intorno al 7%, circa 300 mila persone affette. Ma è anche vero che Il tasso di ospedalizzazione per diabete non complicato e diabete con complicanze è nettamente inferiore in confronto al dato nazionale, e stessa cosa si rileva per il tasso standardizzato di mortalità per diabete, un po’ più elevato negli uomini rispetto alle donne. Questo significa che, in Piemonte, la diabetologia sta lavorando bene. Resta, tuttavia, ancora tanto su cui lavorare e migliorare” .
“L’obiettivo delle società scientifiche diabetologiche – ha proseguito Pergolizzi – è quello di potenziare e razionalizzare l’assistenza alle persone con diabete per garantire il pieno accesso alle cure e ai trattamenti in maniera omogena, per evitare le complicanze della malattia e assicurare una elevata qualità di vita. Ma un punto fondamentale è quello di promuovere campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini sulla prevenzione dell’obesità e del diabete, centrate sull’educazione a comportamenti alimentari salutari e sull’incentivazione dell’attività fisica”.
Per Salvatore Oleandri, direttore della struttura complessa di Endocrinologia e malattie metaboliche della Asl Città di Torino, è importante promuovere le campagne vaccinali per il Covid, e non solo, e potenziare sempre di più l’assistenza specialistica sul territorio, con gruppi interdisciplinari: “La pandemia ci ha insegnato che, nel momento in cui la medicina del territorio – la specialistica e la medicina di famiglia – vengono sostenute e rinforzate, si riesce a gestire la patologia sul territorio e a governare il ingressi in ospedale per i casi acuti nonché le dimissioni dei malati. In questo momento – ha puntualizzato Oleandri – gli spazi sul territorio dedicati alla specialistica non sono appropriati, lo vediamo dalle lunghe liste di attesa e dalla difficoltà che stiamo avendo in tutta Italia a recuperare i volumi prestazionali che avevamo prima del Covid” Secondo Oleandri, tuttavia, “grazie al Pnrr si sta andando verso il potenziamento della medicina del territorio”.
Oleandri ha ricordato inoltre che la campagna vaccinale messa in campo dal 2020 in poi, ha determinato gli effetti voluti: “La mortalità molto alta registrata durante la fase pandemica, soprattutto nella popolazione fragile di diabete, è tornata finalmente, almeno in Piemonte, a Torino, ai livelli pre-pandemici, intorno al 2,5-3%, scendendo dal 6%, al 4%, al 3% progressivamente dal 2021 a oggi”.
Carlo Bruno Giorda, della struttura complessa di Diabetologia dell’Asl Torino 5 ha messo in evidenza punti di forza e criticità: “La diabetologia sta vivendo una rivoluzione epocale e i due driver di questa rivoluzione sono l’innovazione farmacologica, che sta dando dei risultati impensabili, e la tecnologia. Ma esistono anche dei punti deboli: le tecnologie attualmente non sono riportate nel Pdta (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) del diabete e poi serve migliorare la digitalizzazione, soprattutto lo scambio dei dati con la medicina generale che è ferma ad un modello del 2010, già solo mettere in condivisione l’utilizzo dei farmaci e non solo gli esami sarebbe un passo avanti”.
L’Asl Città di Torino è in tra gli enti maggiormente coinvolti per affrontare il fenomeno sanitario: “Stiamo cercando di sperimentare nuove modalità di integrazione del paziente diabetico innestate su una rete solidissima” ha spiegato Carlo Picco, Direttore Generale ASL Città di Torino e Azienda Zero. “Nell’ambito dei controlli della retina siamo riusciti a fare una gestione integrata con gli oculisti all’interno dell’ospedale Oftalmico, dove è presente la sede principale di Diabetologia, e i pazienti fanno i controlli della retina contestualmente alla visita diabetologica. Inoltre abbiamo sperimentato il sistema di vaccinazione all’interno del Pdta del paziente diabetico, quindi non solo gli viene proposta la vaccinazione e offerta la prenotazione ma viene offerta l’intera prestazione”.
Paola Gennari, responsabile della struttura specialistica di distretto Malattie endocrine e diabetologia dell’Asl Torino 3 ha presentato la situazione in questo territorio: “I pazienti con diabete tipo 2 nell’area della nostra Asl sono circa 35mila, di cui circa 10mila nel Pinerolese, su una popolazione di circa 600mila in 109 comuni. La difficoltà maggiore è, quindi, la vastità del territorio, non sempre facilmente raggiungibile. Grande importanza deve essere data ai Pdsta (percorso di salute diagnostico terapeutico assistenziale ndr), come quello del diabete, strumento che permette al paziente un percorso clinico-assistenziale adeguato. L’ intensificazione della terapia è uno strumento efficace nella prevenzione delle complicanze a lungo termine e determina una riduzione dei costi legati alla gestione delle complicanze stesse. Per la sostenibilità del sistema, occorre dare sempre più spazio alla telemedicina, considerando non solo il risparmio di costi diretti, ma anche di quelli indiretti”.
“I dati epidemiologici dicono che il diabete di tipo II è il principale problema della sanità territoriale, mettendo alla prova sia gli interventi clinici sia quelli organizzativi – ha sottolineato Carlo Romano, direttore Distretto Nord Ovest e coordinatore Area territoriale Nord -. I distretti sono direttamente impegnati sia dal punto di vista della loro funzione di tutela che da quello della garanzia dell’erogazione di prestazioni, e in Piemonte il Psdta del diabete, attraverso la modalità della Gestione integrata, ha portato a documentati miglioramenti nell’assistenza”.