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Gabusi: “Riaprire il Frejus? Si deve fare in 20 giorni”

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Secondo Marco Gabusi, assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, la messa in sicurezza del tunnel ferroviario del Frejus “richiede un lavoro di massimo 20 giorni per un disagio di circa 4mila metri cubi di materiale”. Non i mesi previsti oggi, quindi, ma pochi giorni per ridurre il problema e ridurre l’impatto sulle comunicazioni tra Italia e Francia. Eppure la riapertura della galleria tra Italia e Francia, chiusa dal 27 agosto per i danni provocati dalla grande frana caduta sui binari all’altezza di La Praz, ad oggi non è prevista che a fine 2024.

Intervistato a margine del workshop organizzato per i dieci anni di attività dell’Autorità di regolazione dei trasporti, Gabusi esprime, dunque, la sua preoccupazione e la necessità di cambiare il calendario dei lavori, soprattutto in un periodo, come quello attuale, già nerissimo per le comunicazioni transalpine. Dal 16 ottobre, infatti, è bloccato anche il traforo stradale del Monte Bianco, chiuso fino al 18 dicembre per operazioni di manutenzione. E tutto ciò, ostacolando il passaggio di merci tra Francia e Italia, rischia di isolare logisticamente il Piemonte. “Se i lavori del Monte Bianco sono stati programmati da diversi anni, il Frejus è un fatto sopravvenuto e va gestito in maniera diversa. Il Frejus non è mai stato chiuso per un anno, e adesso si immagina addirittura di arrivare a fine 2024”, spiega Gabusi.

Per Gabusi, quindi, il problema deve essere affrontato con “maggiore determinazione”, poiché il Frejus non è “una galleria di periferia, non è una viabilità locale, ma transnazionale. E la sua chiusura sta bloccando il traffico merci e passeggeri dell’Europa”.

Gabusi, poi, si esprime anche in merito della transizione ecologica. “Non ci deve spaventare la transizione energetica, non ci deve spaventare se la gestiamo nei tempi conformi. Credo che vi si debba arrivare gradualmente”, dice. Per Gabusi, quindi, va bene lavorare verso la transizione ecologica, ma a piccoli passi. Sì ai motori elettrici, purché il processo tenga conto del mondo del lavoro e sia socialmente sostenibile. “Grandi scenari e principi devono ispirare le nostre politiche, ma dobbiamo vivere con i piedi ben piantati per terra. Perché nel frattempo dobbiamo mangiare, vivere e continuare a garantire un posto di lavoro a tutti”, commenta.

Una politica a favore dell’ambiente e altrettanto necessaria, per Gabusi, è quella di incentivare l’uso del trasporto pubblico. “Ci sono studi che dicono che ci sono vari motivi per cui la gente non sceglie il trasporto pubblico. Uno è certamente il costo, l’altro la velocità, la comodità”, spiega. La ricetta di Gabusi per superare questi ostacoli, sono “risorse maggiori per garantire un servizio più efficiente e misure coordinate con i Comuni e lo Stato”. Anche questo tipo di operazioni, però, non si possono mettere in atto in un giorno, perché, come osserva lui, “bisogna spiegare alle persone perché, ad esempio, si sceglie di dedicare una corsia preferenziale ai mezzi di trasporto pubblico”. Per l’assessore, quindi, i cambiamenti a favore dell’ambiente vanno fatti, ma lentamente.

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