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“Wonder”, il design incontra l’innovazione sociale

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La cooperativa Frassati, fondata nel 1976, oggi copre quasi tutte le aree che riguardano l’attività sociale, dai minori, agli anziani, fino alla disabilità. Sulla città di Torino gestisce cinque dormitori, erogando circa 100 pasti per cinque giorni a settimana. Per rispondere alla necessità di servire all’interno delle case di ospitalità del cibo sano, in grado di rispondere ai bisogni delle persone, è nata la raccolta di cibo, che ha portato la cooperativa a riunire grandi quantità di alimenti.

Così il progetto Frassati Foodprint nasce a sua volta dall’esigenza della cooperativa di tracciare il cibo raccolto per i pasti delle case di ospitalità, con lo scopo di ridurre gli sprechi e, quando possibile servire pasti rispettosi dell’ambiente. Insieme allo studio Shift, è stato creato un software, che ha permesso di orientare le scelte della cooperativa, ottimizzando la raccolta di cibo e la gestione delle proprie attività. “Innanzitutto, abbiamo aumentato di 2 ore settimanali l’orario del cuoco. Abbiamo cominciato, poi, in un paio di strutture a sperimentare e siamo riusciti a razionalizzare i costi della parte di approvvigionamento di derrate alimentari, andandolo appunto a ridurre e alzando invece il budget per le attività educative”, racconta Luca Calvetto, della cooperativa Frassati. “Il progetto ci ha permesso, grazie allo studio di filiera, di tagliare alcuni passaggi che prima facevamo in maniera più farraginosa. Abbiamo anche maggiore contezza delle strutture e dei bisogni alimentari, delle persone che abbiamo nella struttura”.

©Fondazione Compagnia di San Paolo _ Giuliano Berti

Oltre al software, sono stati realizzati una “ruota alimentare”, che permette agli educatori di impostare delle diete e dei pasti equilibrati, e una serie di cartelli educativi. Tutti e tre gli strumenti, creati in collaborazione con lo studio Shift, sono stati progettati con il contributo degli ospiti di una delle case di ospitalità della cooperativa, che per un periodo hanno dovuto compilare un diario alimentare. Spiegare il progetto alle persone che abitano la struttura e riuscire a coinvolgerle è stato difficile: “Alla fine abbiamo ingaggiato le persone promettendo di consultarle sulle tipologie dei pasti, mostrando che così avrebbero potuto mangiare delle cose che gli piacevano di più”, ammette Calvetto.

©Fondazione Compagnia di San Paolo _ Giuliano Berti

Un ruolo importante ha avuto anche lo studio Shift, che, abituato a collaborare con enti del terzo settore, è riuscito a comprendere i bisogni della cooperativa e a trovare delle soluzioni ai suoi problemi. Elena Giunta, tra i fondatori dello studio, spiega che il terzo settore rappresenta gran parte della loro attività e che il loro metodo di lavoro consiste del co-design, un approccio che permette di studiare e produrre insieme la soluzione del problema riportato.

Il progetto, in particolare, è stato sviluppato nell’ambito del bando “Wonder. Sperimentazioni nel design per l’innovazione sociale”, promosso nel 2020 dalla Fondazione Compagnia San Paolo, da Torino social impact e dal Circolo del design, che ha incoraggiato la collaborazione tra entri del terzo settore e designer. Il bando ha avuto l’obiettivo non solo di far comunicare due settori così diversi tra loro, ma anche di creare progetti di design che potessero generare servizi innovativi con un impatto sociale e ambientale. Uno strumento, quindi, per avvicinare le cooperative attive sul territorio di Torino al design e, viceversa, per permettere ai designer di esplorare e conoscere le realtà che costituiscono l’ecosistema sociale della città.

Non sono mancate le difficoltà, come ad esempio la diffidenza iniziale degli ospiti della cooperativa Frassati. Elena Giunta, individua un’altro elemento: “Il design e il terzo settore sono due mondi che si devono ancora conoscere, soprattutto negli elementi tecnici, come ad esempio il diritto di autore e questo forse nel progetto è un po’ venuto a mancare – e prosegue -. Rispetto al futuro, potrebbe essere un’idea mettere magari più attenzione alla conoscenza preliminare o alle premesse di funzionamento dei due mondi”.

Elena Giunta, poi, dà un suggerimento per il futuro sulla gestione del bando, vissuto dalle parti coinvolte come una sperimentazione. “In questo bando noi abbiamo operativamente lavorato come partner, nel senso che abbiamo scritto insieme a loro il progetto, a nostro rischio. Abbiamo fatto tutta una serie di azioni di capacity building, mettendo a disposizione il nostro lavoro senza nessun corrispettivo. E poi, a progetto vinto, all’atto pratico abbiamo agito più come fornitori che come partner”, conclude.

Gli altri progetti realizzati nel bando

La partecipazione al bando “Wonder. Sperimentazioni nel design per l’innovazione sociale”, ha visto la nascita di diverse collaborazioni. I progetti sono stati presentati l’8 novembre al Circolo del design di Torino, le realtà hanno tirato le fila e mostrato quanto è stato messo in piedi.

Delle dieci proposte presentate, cinque sono state realizzate e sostenute economicamente, per un totale di 240mila euro: oltre a Frassati Foodprint, Gyga, Limes – Mini mega spazio, Cortili in azione e Iconica.

In particolare, Gyga, ossia Green young gaming ambassadors, è stato creato da Generativa! APS e Bomberos design. Il progetto racconta la crisi climatica con un videogioco, una forma di interazione e comunicazione tra le più usate dalla generazione Z. Per la realizzazione del videogioco è stato coinvolto direttamente un gruppo di ragazzi, i quali sono stati affiancati da tutor ed esperti. Grazie alla risposta entusiasta dei partecipanti, i giochi prodotti sono stati due ed entrambi sono stati sperimentati in anteprima in una live su Twitch.

©Fondazione Compagnia di San Paolo _ Giuliano Berti

Limes – Mini mega spazio, invece, aveva come scopo quello di valorizzare gli spazi esterni della sede della cooperativa Il Margine nel quartiere Pozzo Strada a Torino. Con l’aiuto di Print club Torino, è stato creato un luogo di ritrovo e di scambio, in una zona della città, povera di centri di incontro, caratterizzata da strade e grandi condomini. Fuori dalle sede della cooperativa, sono state piantate 44 specie, per un totale di 130 esemplari. Lo spazio, non più usato come parcheggio, è ora uno spazio verde, aperto alla comunità. Sono stati organizzati degli eventi aperti agli abitanti del quartiere e sono state avviate anche delle collaborazioni con alcune realtà vicine.

©Fondazione Compagnia di San Paolo _ Giuliano Berti

Cortili in azione è nato dalla collaborazione tra Architetture senza frontiere Piemonte e Sheldon studio. Protagonisti del progetto sono stati i cortili scolastici, promossi come spazi di gioco, ma anche utili alla didattica e alla vita della comunità. In particolare, l’esperienza di Cortili in azione è stata messa in opera nei cortili dell’IC Nichelino II, che comprende diverse scuole. Sono state organizzate delle feste in giardino e delle attività educative. Gli studenti, poi, sono stati invitati a riflettere sulla sostenibilità ambientale attraverso il metodo della partecipatory data phisicalization: un approccio che, a partire dalla traduzione dei dati in elementi tangibili, coinvolge le persone che frequentano uno spazio e raccoglie i loro punti di vista.

©Fondazione Compagnia di San Paolo _ Giuliano Berti

Iconica, infine, consiste nella creazione di una linea di moda sostenibile ed etica, a partire dall’unione dell’esperienza di Liberitutti Factory e dello studio di design Bellissimo. Questo, in particolare, ha dato una mano alla cooperativa nella progettazione della capsule, nella creazione di una brand identity e nella progettazione di due eventi, il primo durante : il primo rivolto al “WHITE Show” di Milano durante la fashion week, e il secondo a Torino al negozio Au Petit Bonheur.

©Fondazione Compagnia di San Paolo _ Giuliano Berti

Rapporto sull’innovazione sociale

L’8 novembre è stato presentato anche il rapporto “Wonder. Sperimentazioni nel design per l’innovazione sociale”, realizzato nell’ambito dell’Osservatorio Mira del Circolo del design . “I risultati economici si vedono nel medio periodo, in termini ad esempio di un uso diverso delle risorse, che possono essere usate per migliorare i servizi degli enti”, dice Paola Borrione di Fondazione Santagata, autrice insieme a Francesco Puletti dell’analisi. “Si tratta di un impatto di secondo livello, ma importante per le organizzazioni perché rende più razionali i loro processi. Poi ci sono questioni anche reputazionali che dal punto di vista dell’industria della cultura si possono valutare”, conclude. Secondo Paola Borrione, infatti, l’impatto economico non può ancora essere calcolato. Ciononostante, è certo che il bando abbia permesso agli enti del terzo settore di apprendere “nuovi modelli di business, per cui alcuni dei progetti hanno identificato una modalità diretta e indiretta per finanziare servizi che hanno una finalità di favorire il benessere collettivo, di dare risposta a persone fragili e di creare luoghi a disposizione della comunità”. 

Inoltre, secondo Borrione, le criticità incontrate dai partecipanti al progetto, seppur presenti, sono state superate nella consapevolezza di stare partecipando a un bando, ma soprattutto a una sperimentazione. “Chi ha partecipato, anche chi è stato escluso, ha riconosciuto il carattere di grande sperimentazione che ha avuto questo processo – commenta -. A fronte di questo non ci sono state grandi evidenze di difficoltà o di divisione e anzi la consapevolezza che si trattasse di una sperimentazione ha aiutato”.

Il bando “Wonder” ha quindi dato la possibilità al terzo settore di aprirsi al mondo del design e, viceversa, al design di conoscere realtà in alcuni casi distanti. Come osserva Sara Fortunati, direttrice del Circolo del Design, il bando ha così permesso di “raccontare in modo esplicito cosa può nascere dall’incontro tra i designer e le realtà del terzo settore”, un ambiente, tranne alcune eccezioni, inesplorato. Il perché lo spiega Fortunati, che dice: “Il terzo settore ha modelli economici che fanno più fatica a investire in certe traiettorie di innovazione, è culturalmente più distante da certe dimensioni del design. Inoltre, a volte è complesso spiegare come funziona il design”.

Anche Luca Calvetto, della cooperativa Frassati, spiega questa lontananza con la mancanza delle risorse. Si somma la tendenza all’operatività, a discapito dell’organizzazione, degli enti del terzo settore. Tuttavia, precisa: “In fondo penso che le ragioni siano più una che due: per mancanza di risorse, si fa fatica a investire in risorse che non rientrino nella vocazione all’operatività e al rispondere ai bisogni dei beneficiari”.

Il bando “Wonder”, quindi, è un primo passo al quale ne dovranno seguire molti altri.

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