Al via a Torino la seconda edizione del Festival internazionale dell’economia, che dal 1 al 4 giugno porterà nel capoluogo ben 170 ospiti, quattro premi Nobel e rappresentanti autorevoli delle istituzioni italiane ed europee. Un appuntamento cruciale nell’ottica di un contesto globale che ha dovuto affrontare eventi endemici come il nazionalismo economico, la pandemia e le guerre senza, tuttavia, che lo sviluppo di un interscambio costante nell’ambito delle cosiddette catene globali del valore subisse uno stop, sospinto com’è dai progressi tecnologici e nel campo della comunicazione. Secondo Tito Boeri, direttore scientifico del Festival, “ripensare la globalizzazione” – che è il titolo della kermesse – assume oggi un ruolo determinante nell’ottica di porre un freno a quelle tensioni distributive che hanno generato divari sociali, economici e politici di grande portata, comprese le derive antidemocratiche da cui originano numerose tensioni sparse in tutto il pianeta.
A inaugurare giovedì mattina il Festival due ospiti di assoluto rilievo, intervenuti dal palco del Teatro Carignano: il senatore ed ex presidente del Consiglio Mario Monti ha dialogato sul tema della competizione globale con Margarethe Vestager, Commissaria europea alla Concorrenza e vice presidente esecutivo della Commissione, intervenuta in videoconferenza dalla Svezia.
La concorrenza, un diritto da tutelare
Monti apre con una riflessione sull’importanza del rispetto di quelle che definisce le “regole del gioco” nell’ambito del mercato unico, un processo di integrazione avviato dai padri fondatori dell’Europa col Trattato di Roma del 1957 e basato sull’assenza di barriere, dazi doganali e ulteriori ostacoli alla libera circolazione di merci, persone e capitali. A mettere a rischio questo principio fondante del mercato unico sono essenzialmente due soggetti, imprese e stati, rispettivamente impegnati a impostare un cartello segreto a danno del consumatore, attuare un abuso di posizione dominante oppure a fornire ingenti aiuti alle imprese del proprio paese a danno di quelle straniere. Monti sottolinea poi come in natura non esista una concorrenza libera e disciplinata e questo rende necessario l’intervento delle istituzioni: “Vestager ha un’importante funzione di contrasto ai comportamenti illegali delle imprese e degli stati, un potere che non ha eguali negli Stati Uniti”.
È proprio il confronto tra Vecchio e Nuovo Continente ad animare il prosieguo della discussione. Dopo l’approvazione dell’Inflation Reduction Act, il piano statunitense contro l’inflazione da quasi 370 miliardi di dollari varato dall’amministrazione di Joe Biden, l’Europa si è interrogata sulla questione degli aiuti di stato partendo dal presupposto che un margine ampio finirebbe per aiutare principalmente i paesi con maggiore disponibilità di cassa. “È una competizione leale?” chiede Mario Zatterin, moderatore del dibattito. La risposta di Vestager è chiara: “Ritengo decisivo che ogni Stato membro sia parte integrante della trasformazione dell’Unione”. Tra gli investimenti americani verso la transizione e la speranza che anche la Cina si impegni in questa direzione, all’Europa spetta il compito di fornire tutto il supporto necessario a diffondere l’innovazione nel campo dell’industria green, fondamentale per la tutela del pianeta. “Anche l’Italia sta facendo molto in questa direzione” dice la Commissaria, citando come esempio l’industria dei semiconduttori, “cruciale per la transizione verde”.
Il ruolo dell’Europa nello scacchiere geopolitico internazionale
Ragionando ancora in termini di concorrenza, l’ex premier evidenzia come l’Europa si trovi in condizioni molto diverse rispetto al resto del mondo: rimasta indietro in ambito di competitività, quando si parla delle regole che normano la politica della concorrenza l’Ue “rappresenta un baluardo all’avanguardia, merito di norme antitrust in materia di fusioni o preclusione di abusi di posizione dominante” che rappresentano una peculiarità tutta europea.
Nel triangolo Europa – Usa – Cina su cui sono sostanzialmente incardinati gli equilibri del mondo Occidentale, Monti vede l’Unione come “il player più avanzato e moderno dal punto di vista normativo che operi per la convergenza tra i due poli”. Anche Vestager evidenzia la cooperazione messa in atto dall’Europa nei confronti dei propri partner, compreso il Regno Unito del dopo brexit, sostenendo poi quanto sia fondamentale poter contare su una legislazione che regoli la concorrenza: “Parlamento e Commissione hanno approvato leggi che ci consentono di affrontare con le Big Tech il tema della responsabilità, nell’ottica di un’economia di mercato sociale anziché di una concorrenza sleale e sregolata”.
Piattaforme digitali: una nuova governance globale?
Un’Europa intenzionata ad avanzare ai propri partner e interlocutori richieste sempre più specifiche in termini di accessibilità e innovazione, tanto nel campo commerciale quanto in quello tecnologico dominato dalle ultime frontiere del progresso digitale: si tratta delle grandi piattaforme, come Amazon, Google e Microsoft, “che le autorità federali americane in materia di antitrust hanno sempre esitato a contrastare in maniera incisiva fino all’arrivo di Biden alla Casa Bianca”, a differenza di quanto avviene in Europa, come dimostra il Digital services act. Ricordando la diatriba tra Apple, l’Irlanda e l’Unione europea del 2016, Vestager punta il dito contro i “vantaggi fiscali eccezionali” derivanti da aiuti di stato elargiti in modo poco trasparente. Un tema strettamente correlato al contrasto all’evasione, fondamentale ai fini di garantire la libera concorrenza: pur consapevole di come l’Ue “forse non funzionerà mai come uno stato unitario”, Monti riflette sull’opportunità per l’Europa di dotarsi di una vera politica fiscale, strumento fondamentale a rafforzare la coesione tra i Ventisette agendo non solo contro l’evasione, ma contrastando anche tutta una serie di abusi e violazioni del mercato unico frutto dell’uso distorto che le imprese compiono speculando sulla diversità delle aliquote fiscali, così volutamente strutturate da parte degli Stati. Un obiettivo certo non nuovo sul piano dell’integrazione europea ma molto difficile da realizzare – ammette il senatore -, in quanto “ogni Stato membro è diviso tra il mantenimento delle proprie competenze fiscali e il desiderio di un’Europa che funzioni meglio, irrealizzabile però senza una condivisione sia pur parziale di sovranità”.
Infine, l’intelligenza artificiale. Per Vestager, il fatto che l’Europa stia puntando molto su questa nuova frontiera della tecnologia non deve esimere dall’essere cauti verso il suo funzionamento per evitare ogni tipo di discriminazione che queste innovazioni potrebbero, più o meno consapevolmente, mettere in atto. “L’Ue ha promulgato un codice di condotta che vorremmo invitare tutti a sottoscrivere, per condividere il senso di responsabilità nello sviluppo dell’Ia generativa” ha detto la Commissaria, prima di chiosare in modo drastico: “Dobbiamo intervenire subito o la democrazia potrebbe non stare al passo con la tecnologia”. Il pensiero di Monti sull’Ia parte invece da una considerazione sul valore dell’Ue, fondamentale dal momento che “nessun Paese, da solo, riuscirebbe a stare lì dove si disegna il futuro della convivenza mondiale”. Lo sforzo dell’Europa per capire le piattaforme e indirizzarle verso il bene dell’umanità e della democrazia assume un peso quanto mai determinante: “Pensiamo che G7 e G20 siano luoghi importanti? Ebbene lo sono, ma le nuove piattaforme digitali contano molto di più e un’Europa che si attrezzi per governare questi processi si candida a vero leader della globalizzazione”.
Uno sguardo al mercato interno, con vista sulle elezioni europee
Un ultimo passaggio di questa lungo e interessante scambio di vedute pone l’accento su questioni relative al mercato interno, in particolar modo le concessioni balneari legate al tanto dibattuto tema della cosiddetta direttiva Bolkestein. Monti attacca la ricerca del consenso messa in campo da istituzioni nazionali e locali, il vero motivo alla base di un sostanziale immobilismo normativo che genera la chiusura cronica dei mercati “impedendo la concorrenza a giovani e nuovi imprenditori, che possano esprimersi a maggior vantaggio del consumatore con tariffe più basse, e preferendo invece di rinnovare le concessioni a prezzi spesso ridicoli e che finiscono per gravare sui contribuenti”. E in quanto all’Europa, per Monti è a lei che spetta “l’onere di essere impopolare imponendo determinate misure, e quando finalmente i governi si muovono lo fanno col bacio della morte mandato a Bruxelles: ce lo chiede l’Europa“.
Infine, un commento sulle elezioni europee del 2024 e su quanto l’accresciuta importanza riconosciuta al voto sia un fattore positivo in considerazione del “grande potere effettivo che il Parlamento europeo detiene nel processo legislativo e nel sostenere (o far cadere) cioè il governo dell’Europa, cioè la Commissione”. L’ex premier, però, mette in guardia dall’ascesa di una maggioranza composta da “forze contrarie all’integrazione europea”, propendendo invece per una maggioranza plurale con una Commissione pluripartitica, “un successo per il partito dell’integrazione sia pur attraverso le varie inclinazioni frutto delle diverse sfumature politiche”. E a chi, in maniera provocatoria, guarda a Bruxelles e Strasburgo come due nuove scatolette di tonno da aprire, Monti risponde così, sorridendo: “Abbiamo visto che la capacità dei tonni parlamentari e istituzionali davanti agli aspiranti apritori di scatolette è molto grande!”.
Saluti istituzionali
I numeri del Festival internazionale dell’economia nelle parole del Direttore scientifico, Tito Boeri; gli aneddoti del Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio; la “globalizzazione dei diritti” e le sfide del futuro secondo il Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo