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Enzo Bianchi e l’IA: “Mi preoccupa la comunicazione virtuale”

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“Ho sempre avuto la consapevolezza che non si può parlare della vita senza pensare al limite che ha. Quello estremo, della morte, che accetto, ma che non so se saprò chiamare sorella quando verrà.” Ma anche tanti limiti minori, essenza stessa dell’esistenza. 

Sono parole che provocano e riconciliano, quelle del fondatore della comunità interreligiosa di Bose, Enzo Bianchi. Parole in cui la storia di Gesù si mescola a Lucrezio e la Bibbia e l’epicureismo sanno dialogare per rispondere agli interrogativi dell’uomo. Sulla malattia, sulla natura, sull’amore. Su ciò che sopravvive alla morte e sui limiti che l’umanità, a livello individuale e collettivo, si trova ad affrontare.

Nel mondo contemporaneo la tecnologia avanza e si aprono nuovi confini, nuovi limiti, nuove frontiere. Cosa pensa Enzo Bianchi dell’intelligenza artificiale? E dello stato attuale delle relazioni interpersonali? 

Glielo abbiamo chiesto al Salone del Libro di Torino e lui ci ha risposto così. 

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