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A Lorenzo l’area giochi di piazza Galimberti

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Una targa per ricordare Lorenzo nell’area giochi dove andava sempre, in piazza Galimberti nel cuore di Borgo Filadelfia. Adesso quella parte del giardino è intitolata a lui, un “ragazzino solare, allegro, sempre pronto allo scherzo” come lo racconta Tonina Ligios, all’epoca sua insegnante. Lorenzo Greco è morto all’età di 12 anni per un arresto cardiaco mentre si trovava a scuola, il 3 febbraio 2014. Un decesso improvviso senza alcun tipo di patologia pregressa. Quel giorno non c’erano insegnanti formati al primo soccorso e neppure un defibrillatore nelle vicinanze. “Questi dispositivi salvavita sono indispensabili. Lorenzo è morto perché nessuno ha fatto nulla”, dice Marcello Segre, presidente dell’Associazione Italiana Cuore e Rianimazione “Lorenzo Greco Onlus” dedicata al ragazzo.

Da quel giorno Mario Greco, nonno di Lorenzo, insieme a Segre, non ha mai smesso di fare formazione sul tema. Al momento della cerimonia erano presenti anche alcuni bambini della scuola media Sandro Pertini (Ex Caduti di Cefalonia, frequentata da Lorenzo) e ragazzi della scuola media Rosa Luxemburg, che lo hanno ricordato con una piccola orchestra scolastica. Poco dopo sempre in piazza Galimberti un’altra sona del parco è stata dedicata all’ex calciatore granata Valentino Mazzola, che ha perso la vita nell’incidente a Superga del 4 maggio 1949.

Torino verso la cardioprotezione

Inseguire Piacenza, la città più cardioprotetta d’Europa. “Vogliamo andare in quella direzione e stiamo facendo tanto” confida Segre. Dal 2015 ogni fermata della metro di Torino ha un defibrillatore. “Sono nove anni che andiamo nelle scuole, abbiamo sensibilizzato più di 60mila ragazzi – racconta Greco -. Prima non ci volevano, adesso non riusciamo a soddisfare le richieste”. Il caso di Lorenzo purtroppo non è isolato. Come riporta l’assessore regionale Andrea Provenzano “In Italia 60mila persone all’anno di qualunque età vengono colpite da un arresto cardiaco”.

Per questo Piemonte Cuore in questi anni ha donato 600 defibrillatori (di cui 375 forniti da Specchio dei Tempi) tra Torino e provincia, non solo nelle stazioni della metro ma anche nelle scuole, nelle stazioni di polizia e a Palazzo Civico. Anche se in Comune pare che nessuno se ne sia accorto. “Imbarazzante che i consiglieri comunali neanche sapessero di avere uno di questi apparecchi proprio accanto all’ingresso del Comune”, la denuncia di Segre. E Maria Grazia Grippo, presidente del Consiglio comunale, annuisce con gli occhi bassi. “Segre fa bene a bacchettare le istituzioni guardandole in faccia – commenta Grippo -. Torino è fatta così, è una città solidale per natura e chiede alle autorità di stare al passo”.

La giusta direzione

Alla cerimonia erano presenti alcuni sopravvissuti grazie ai defibrillatori installati dall’associazione Piemonte Cuore. “Come Regione stiamo mappando i dispositivi salvavita presenti sul territorio, in modo che tutti i cittadini possano trovarli facilmente” dice l’assessore. Anche se non si può ancora tirare un sospiro di sollievo, siccome “il 70% muore di arresto cardiaco in casa – spiega Segre -. Bisogna fare informazione e cultura. Con poche manovre si può salvare una vita”.

Molti ad esempio non sanno che gli apparecchi sono dotati di un sistema vocalico che spiega le manovre da effettuare. “Non vogliamo che ci siano altri Lorenzo perché gli insegnanti non sanno usare uno strumento a prova di idiota” conclude Segre. Però siamo sulla buona strada. “Con i defibrillatori e la formazione, Torino sta diventando sempre più consapevole e pronta a reagire – assicura Grippo -. Stiamo componendo il quadro di una città davvero cardioprotetta”.

Mario Greco, nonno di Lorenzo, parla davanti all’area giochi
Gli allievi del Luxemburg ricordano Lorenzo

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