“È un progetto di lungo termine, un patto tra generazioni, per contribuire a conservare e valorizzare l’eredità culturale e trasmettertela alle generazioni a venire”. Descrive così Giorgio Marsiaj, presidente della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino, l’intervento di restauro conservativo e di valorizzazione della Real Chiesa di San Lorenzo, presentato questa mattina al pubblico torinese. Un’attenta pulitura, integrazioni adeguate e rifiniture calibrate nel profondo rispetto di un patrimonio prezioso hanno consentito la restituzione estetica dell’altare maggiore, del ciborio, del coro, delle volte e degli elementi parietali del presbiterio, riportati a un corretto ed equilibrato stato conservativo.
Così, è stato possibile restituire alla sua bellezza originaria uno dei capolavori del barocco europeo e tra gli edifici più innovativi della capitale sabauda. Una chiesa che, dopo centinaia di anni, riesce ancora a stupire per la straordinaria geometria delle volte della cupola, capaci di generare effetti ottici ed emozionali. E questo grazie anche a un attento ripensamento dell’illuminazione degli spazi che, attraverso la rimozione dell’impianto esistente e l’installazione di nuovi corpi illuminanti meno impattanti visivamente e molto più efficienti, ha permesso la creazione di un effetto luminoso armonico.
L’intervento è stato realizzato dalla Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino, in cofinanziamento con la Fondazione Compagnia di San Paolo e con la Fondazione Crt, sotto la supervisione scientifica della Soprintendenza archeologica delle belle arti e paesaggio della Città metropolitana di Torino.
La storia di San Lorenzo
L’edificio barocco ideato dall’architetto Guarino Guarini fu realizzato tra il 1668 e il 1680. Nel 1557, il 10 agosto, giorno dedicato a San Lorenzo, l’esercito francese fu sconfitto a San Quintino, nelle Fiandre, dalle truppe del Ducato di Savoia con quelle di Filippo di Spagna. Sia il Duca Emanuele Filiberto sia il cugino Filippo II promisero, in caso di vittoria, la costruzione di un luogo di culto da consacrare al celebre santo. Filippo realizzò il Monastero di San Lorenzo dell’Escorial, poco lontano da Madrid, dove si ritirò negli ultimi anno di vita. Emanuele Filiberto, già impegnato nella costruzione della Cittadella e nell’edificazione dello Stato sabaudo, dedicò a San Lorenzo l’esistente Chiesa di Santa Maria ad praesepae, poi ricostruita grazie al genio di Guarino Guarini che realizza un progetto “per stupire gli intelletti e generare meraviglia e ammirazione”.
Così, il recupero dell’Altare Maggiore della Chiesa di San Lorenzo rappresenta davvero “un intervento per la comunità, perché ne rafforza l’identità, contribuisce alla sua crescita sociale ed etica e alla costruzione di una nuova cittadinanza attiva”, dichiara la Vice Presidente della fondazione Crt Caterina Bima.