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A Torino la Casa dei giornalisti onora Sepideh Qolian

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Arrestata la prima volta nel 2018 per il suo lavoro di giornalista, è stata torturata per 30 giorni consecutivi insieme al collega Esmail Bakhshi. Una volta rilasciata per cauzione ha denunciato anche i sistematici abusi sessuali subiti dalle donne nella prigione di Bushehr. Ora la sua voce, un tempo impegnata nella difesa dei diritti umani e di quelli dei lavoratori, è stata nuovamente silenziata dalla detenzione da parte delle autorità iraniane.

Sepideh Qolian è diventata un modello di ispirazione per chi vive la libertà di stampa come una responsabilità sociale, oltre che un diritto. È “un simbolo di coraggio per tutti coloro che fanno giornalismo in uno Stato dittatoriale”, ha affermato Stefano Tallia, il presidente dell’Ordine dei giornalisti (Odg) del Piemonte. In occasione della giornata mondiale della libertà di stampa, il 3 maggio, assegnerà a Qolian la tessera all’ordine honoris causa, che verrà ritirata per lei da un attivista iraniano.

“Abbiamo parlato tanto della rivolta delle donne iraniane per tutto ciò che si porta dietro dal punto di vista dei valori, dell’idea di democrazia – prosegue Tallia – . Molti giornalisti coraggiosamente hanno raccontato i fatti degli ultimi tempi in Iran. È una storia esemplare anche per noi”. La libertà di stampa, infatti, è un principio prezioso. Ma, come ogni diritto individuale, la garanzia di poterlo esercitare risiede nelle rivendicazioni di una collettività di persone.

In questo spirito di solidarietà, domani sarà inaugurato Casa dei giornalisti, un nuovo sito nato dalla collaborazione tra l’Ordine dei giornalisti del Piemonte e il sindacato unitario Associazione stampa subalpina. Il sito sarà un “punto di riferimento per il mondo del giornalismo piemontese”, per creare informazione anche all’interno della categoria. L’idea, dice Tallia, nasce dalla constatazione che “per quanto paradossale uno dei problemi della nostra categoria riguarda la comunicazione, esterna e interna”.

L‘iniziativa dell’Ordine regionale arriva in un momento in cui anche nel nostro Paese la libertà di stampa non se la passa benissimo. L’Italia è al 41esimo posto nell’ultima edizione del rapporto di Reporters without borders: meglio del 2022, quando eravamo al 58esimo posto, ma comunque dopo gran parte dei Paesi europei. Il problema, per il presidente dei giornalisti piemontesi, è la “distrazione della politica e delle istituzioni per il mondo dell’informazione”, mentre “l’informazione è un bene pubblico che va tutelato”. Secondo Tallia, “da anni il giornalismo soffre una crisi economica legata alla rivoluzione digitale e al fatto che le risorse si sono spostate dai produttori ai distributori di contenuti […]. Non sono aziende qualunque: sono anche aziende private che però dispensano un bene pubblico”.

La storia della libertà di stampa in Italia e quella della repressione delle libertà individuali perpetrata in Iran si incrociano quest’anno in un sessantesimo anniversario simbolico. Il 1963, anno della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti in Italia, è stato anche l’anno in cui lo scià Mohammad Reza Pahlavi, supportato dagli Stati Uniti, avviò la cosiddetta “rivoluzione bianca”, un programma di riforme verso la modernità, sposato a una violenta repressione del dissenso, che mise l’Iran sullo sdrucciolevole binario dell’occidentalizzazione forzata. Fu la miccia che scatenò la rivoluzione khomeinista, segnata dal tradizionalismo. La stessa che trasformò presto il Paese nella teocrazia islamica che ha messo a tacere Sepideh Qolian.

L’Italia ha conosciuto una modernizzazione ben più democratica, ma anche nel nostro Paese non sono mancati i lati oscuri. E i ritardi, su tanti fronti, restano. Anche nel mondo giornalistico. “Abbiamo bisogno – conclude Tallia – di una legge professionale più adatta ai tempi, capace di fotografare il nostro mondo. Cosa c’entra con la libertà? C’entra. La libertà può esistere solo laddove esistono le condizioni per poterla esercitare”.

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