“Tenga conto che era un uomo che rarissimamente si incontra. Se ne trovano pochi di uomini così in Italia. Perché aveva una capacità di lettura fuori dal cerchio italiano, una cosa formidabile” a parlare è Ettore Morezzi, ingegnere classe 1936, che ha lavorato una vita nella Olivetti, tra le stesse scrivanie di Elserino Piol.
Elserino Piol, nato nel 1931 a Limana, nel bellunese, si è spento a Milano il pomeriggio del 17 aprile 2023. Con sé porta pagine di storia dell’industria, del design e del gusto italiano. Assunto dalla Olivetti già a ventun’anni, Piol è un visionario col passo più veloce di quello dei tempi.
“Dunque Elserino Piol” continua Morezzi “era entrato in Olivetti fin da giovane e si occupava della parte vendite, poi è stato uno dei primi ad interessarsi al problema dell’elettronica. Fu quando fu incaricato da Carlo De Benedetti di andare ad annusare il mondo americano per capire come andavano le cose che ebbe il famoso incontro con Steve Jobs. Era incaricato in modo particolare di fare degli investimenti di conoscenza, piccole partecipazioni in aziende per apprendere novità e andare avanti, anche se allora l’Olivetti aveva già alcuni uffici negli Stati Uniti, anche di progettazione. In questo fu bravissimo, puntava a fare delle joint venture, a scoprire menti nuove. Ebbe appunto un famoso incontro con Steve Jobs mentre lui era ancora nel garage di famiglia.”
A rifiutare la richiesta di 200 mila dollari di finanziamento in cambio del 20% della Apple fu De Benedetti, presidente di Olivetti, ed è una delle cose che si rimprovera personalmente. “Chi aveva procurato l’appuntamento era proprio stato Piol. Questo è tutto quello che era. Una persona capace di grandi intuizioni in situazioni complesse. Sì, è sempre stato uno che sapeva leggere bene le cose che sarebbero avvenute. Il suo era un tipo d’intuizione più per capacità di analisi che per costruzione scientifica. Piol è arrivato all’Olivetti perché era già un’azienda moderna, ma indubbiamente lui era un elemento di punta. Credo che lavorò fin dall’inizio vicino a Mario Tchou che fu il grande ingegnere progettista dei super computer. Quando ancora non c’erano i microchip, l’Olivetti aveva già dei computer potenti con le microvalvole, il che era una cosa straordinaria. Ecco, lui queste cose qua le ha viste tutte dall’inizio e le capiva. Perché c’è gente che lavora per lavorare e gente che lavora e capisce dove andrà a finire, e lui era quel tipo.”
Elserino Piol, all’unanimità riconosciuto come padre decano delle telecomunicazioni in Italia, era un uomo coniugato al futuro di cui anche solo parlare al passato fa strano. “Io mi occupavo delle cose metalmeccaniche, vecchie” conclude Morezzi “lui si occupava del mondo futuro e di tutta la parte da sviluppare nel futuro. Io ero lì a guardare che non fosse abbandonata la caserma, lui c’era con le truppe all’assalto.”
Lo scorso gennaio a Valmorel, una frazione di Limana, è nata la “Fondazione Elserino Piol”, con l’obiettivo di costruire l’innovazione partendo dai giovani. Ora che il novantunenne Piol si è spento, suona esattamente come un’eredità.