“Il 67% dei comuni non ha conoscenza degli open data e il 28% non conosce né sa usare le infrastrutture digitali, dal cloud ai siti internet”. Michele Pianetta, vicepresidente di Anci (Associazione nazionale comuni italiani) Piemonte, ha scelto due dati per mettere in evidenza quanto i 312 municipi della Citta metropolitana di Torino (record tra le province in Italia) siano in ritardo su un’asse cruciale per lo sviluppo e la qualità della vita.
L’occasione di questo bilancio tutto in negativo è stata la presentazione di Metrodigital, promosso dalla Città metropolitana di Torino. L’iniziativa, partita in realtà a ottobre, punta ad aiutare i comuni del Torinese a completare il processo di digitalizzazione monitorando i fabbisogni dei comuni e delle unioni dei dei comuni così come l’adesione alle misure del Pnrr (Piano Nazionale Resistenza Resilienza) per il digitale.
“L’attività ha incluso due fasi distinte – ha detto Veronica Spadoni (Fondazione Piemonte Innova) – . La prima è stata somministrare un questionario online asincrono e volontario a cui una parte dei comuni ha aderito. La seconda fase invece partiva dai risultati aggregati per andare a fare un analisi più puntuale sui comuni. La Città metropolitana cercherà di attuare azioni migliorative e quindi ci limitiamo a dare una panoramica delle evidenze derivanti dal questionario”
Alcuni elementi sono noti ma restano cruciali: “Dal punto di vista delle infrastrutture c’è una disomogeneità territoriale nelle possibilità di connettività dovuta alla morfologia del territorio e di difficoltà di raggiungimento della banda ultralarga in alcune comunità montane. Abbiamo fatto una analisi e abbiamo stabilito che una centrale di committenza all’interno della città per monitorare potrebbe essere d’aiuto”.
Il problema è che, almeno finora, i sindaci e le giunte del territorio si sono mossi ciascuno a suo modo. E con i fondi del Pnrr sta succedendo lo stesso: soldi usati male, per lo più, per mancata conoscenza della materia. “Noi oggi abbiamo necessità politica di supporto di professionisti bravi e di persone che guidino un processo manageriale – ha detto Marco Busseno , presidente di Uncem (Unione nazionale comuni, comunità ed enti montani) – . Dobbiamo recuperare e costruire una filiera d’intervento. Il fatto che i comuni facciano quello che vogliono è un problema perché la frammentazione è un problema del Paese”.
Eppure i soldi ci sono: “Abbiamo molte risorse da dedicare al digitale legate al Pnrr, persino troppe – ha proseguito Busseno – e dobbiamo spendere bene i soldi. In questa logica, avere un cloud per singolo comune esalta un municipalismo esasperato”. Questa frammentazione tiene alti i prezzi e fa sprecare risorse: “E ricomporre il quadro diventa faticoso. Senza un coordinamento centrale tutte queste risorse non vengono utilizzate bene. Non è un problema tecnologico, ma una questione politica”.
Il vicepresidente Anci Pianetta non vuole colpevolizzare gli enti locali del territorio torinese: “Il problema è lo stesso in altre parti d’Italia. Ma per risolverlo dobbiamo partire da qui, dai limiti evidenziati”.