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Mind the gap, resta troppo alto il divario di genere

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Le donne in Italia sono ancora un gradino sotto gli uomini. Anzi, più di uno. Che si tratti di salario, possibilità di carriera, diritti civili, medicina, scienza, il gap resiste. A dirlo sono i dati. L’Italia è tra gli ultimi Paesi in Europa per media delle donne occupate e con un tasso di disoccupazione femminile cristallizzato da anni. Il gender pay gap persiste: secondo i dati Istat le donne a livello nazionale guadagnano il 6,2% in meno degli uomini.

Anche la ricerca medica e farmaceutica soffre di uno squilibrio a svantaggio delle donne: nei trial 8 persone su 10 sono uomini. Con conseguenze che possono incidere sulla salute. Per resti culturali radicati nella società, poi, il lavoro di cura quasi unicamente a carico delle donne. Che subiscono spesso i pregiudizi. E sono, ben più spesso, vittime di violenza. Sono tutti fattori che testimoniano i ritardi di una piena emancipazione femminile e nel raggiungimento della completa parità.

Per analizzare e affrontare i gap esistenti torna a Torino la terza edizione di Mind The Gap 2023, il festival transfemminista intersezionale diffuso ideato e prodotto da The goodness factory. Da giovedì 30 marzo a domenica 2 aprile tra gli spazi di Off topic, campus Luigi Einaudi, Magazzino sul Po, Fondazione Sandretto re Rebaudengo, Circolo dei lettori e Cx Turin Regina, si rifletterà sulla parità di genere con figure e associazioni rilevanti nel panorama femminista e transfemminista.

“Ha ancora senso parlare di questi temi perché in molti dicono che questa non sia una priorità – dice Annarita Masullo, co-founder di The godness factory -. Non c’è ancora coscienza della situazione. Il patriarcato è abusante, scorretto, è una forma sottile di dominazione presente talvolta anche negli insospettabili, altre volte invece è una forma di dominazione violentissima. C’è in molte case, in strada, sui luoghi di lavoro”.

Una riga cancella le parole “ubbidisci, performa, accetta”, sostituite da “desidera, sbaglia, lotta”. Sono verbi, invocazioni, quasi un augurio, posto come sottotitolo a questa edizione. Sono le parole chiave che permettono di de-costruire e poi ricostruire un nuovo modo di occupare la quotidianità. “Bisogna nominare le cose per studiare la realtà, cercare di capirla, darle un senso. Patriarcato e transfemminismo intersezionale non sono parole che devono spaventare, bisogna ragionare sull’una e sull’altra, in particolare sulla seconda che è ancora poco conosciuta”, continua Masullo.

Talk, workshop, stand up comedy, speakers’ corner live e party sono i modi in cui si approfondirà il transfemminismo intersezionale, talvolta con uno sguardo ironico e schietto, altre con una visione più approfondita e scientifica. Il programma inizia giovedì 30 marzo alle 18 con la presentazione del libro “Le signore non parlano di soldi” di Azzurra Rinaldi al Circolo dei lettori, per poi proseguire alle 21 con lo spettacolo di stand up “Terapia di gruppo” di Chiara Becchimanzi. Venerdì sono in programma “Informazionǝ. Dire e fare intersezione sulle questioni di genere” e un incontro sull’Iran, “Donna, vita, libertà”. La serata proseguirà poi con un approfondimento sul tema della procreazione medicalmente assistita nell’ambito dell’iniziativa “Noi non siamo Pesci, ma possiamo fare rete” e si concluderà con una serata particolare dal titolo “Ricerca alla spina”, in cui si potranno ordinare argomenti di ricerca su ambiti differenti, affrontati da ricercatori e ricercatrici a tavola.

Molti anche gli eventi previsti per il weekend: da Torino città per le donne alla libertà (o meno) di abortire, fino all’endometriosi e alla violenza ostetrica.

“Questo festival purtroppo o per fortuna esisterà ancora per molto tempo “, aggiunge Masullo. Mind the gap resta una opportunità di consapevolezza e dunque liberazione. E i dati dimostrano che ce n’è ancora bisogno.

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