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Ilaria e Miran: 29 anni di bugie e una graphic novel

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Il 20 marzo 1994, la giornalista Ilaria Alpi e il cineoperatore Miran Hrovatin vengono uccisi a Mogadiscio. Nel 2007 Marco Rizzo e Francesco Ripoli pubblicano con BeccoGiallo una graphic novel che riassume, spiega e per alcuni tratti rielabora una storia piena di domande senza risposta, di errori e superficialità delle indagini, di falsificazioni e tentativi di depistaggio.

Marco Rizzo nasce giornalista, ma è anche editor e sceneggiatore di fumetti. Per BeccoGiallo ha raccontato le vite di Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Che Guevara. In occasione dell’anniversario della scomparsa di Ilaria Alpi lo abbiamo intervistato chiedendogli perché ha scelto il graphic journalism e come è nata la graphic novel sulla giornalista italiana.

Le graphic novel a cui hai lavorato durante la tua carriera sono un ibrido dove giornalismo e creatività si incontrano. Come ti sei approcciato la prima volta a questo strumento?

“Il giornalismo è anche creatività. Un giornalismo asettico esiste forse solo nei lanci d’agenzia. Si cerca sempre di rendere il giornalismo più affascinante, prendere una notizia e renderla più interessante, più coinvolgente per il lettore. Si può scegliere di raccontare un fatto seguendo la regola delle 5 W, in maniera classica. Oppure si può provare a raccontare qualcosa da un dettaglio, da un particolare. Quello che si prova a fare nel graphic journalism è usare il linguaggio potentissimo della narrazione per immagini e veicolare dei messaggi giornalistici usando la creatività.”

Hai raccontato anche altre storie di cronaca italiana tramite la graphic novel

“Dopo Ilaria Alpi, l’anno successivo è uscito un libro su Peppino Impastato e l’anno dopo ancora un libro su Mauro Rostagno. Sono tra l’altro una trilogia ideale di storie che si incrociano e raccontano modi diversi di fare giornalismo. Sono persone che sono state riscoperte solo in tempi più recenti, dopo che hanno pagato il loro lavoro con la vita. Sono pezzi di memoria perduta del Paese e sono personaggi condividono dei collegamenti. Rostagno e Impastato, ad esempio, si conoscevano. E Rostagno è legato alla vicenda di Ilaria Alpi. Tra il 2007 e il 2010 io ho pubblicato tre libri per BeccoGiallo dove approfondisco questi temi. Di recente, nel 2021, è uscito per Feltrinelli La prima bomba, scritto da me e disegnato da Margherita Tramutoli. Parla di piazza Fontana e dei misteri intorno all’attentato. Io sono convinto che ci sia ancora tantissimo da raccontare. L’Italia, nel bene e nel male, ha un patrimonio di storia e di figure storiche che meritano di essere approfondite e, soprattutto, ricordate”.

Ilaria Alpi – Il prezzo della verità, com’è nata? Cos’è che ti ha portato a decidere di raccontare la sua storia?

“È stata una proposta dell’editore. All’epoca BeccoGiallo, nel 2007, era un editore molto giovane ed era alla ricerca di temi, di personaggi da raccontare. Nacque questa collaborazione su suggerimento di un mio amico che aveva lavorato con loro per un libro e che mi propose. Io all’epoca ero un giornalista alle prime armi e cercavo un volume o una storia per esordire con un progetto lungo. Fino a quel momento avevo pubblicato solo dei fumetti brevi. Ci siamo trovati. Diciamo che era una storia che io conoscevo non così in dettaglio. Chiaramente mi aveva sempre molto colpito, anche perché mi ricordo di quel giorno in cui Ilaria Alpi fu uccisa. Ricordo come i telegiornali ne parlavano e di come quella storia si intrecciasse con tanti altri problemi dell’Italia. Non avevo mai avuto esperienza con le graphic novel sui progetti lunghi, fino a quel momento avevo scritto delle storie brevi per alcune antologie, ma conoscevo il linguaggio del fumetto perché ne sono un appassionato e in quegli anni gestivo anche un sito che ne parlava. Avevo studiato il linguaggio, ma questa era la mia prima vera prova con un volume unico.”

In questo progetto non hai lavorato da solo. C’è stato un contributo ovviamente per i disegni, ma anche per le informazioni e per la spiegazione del processo giudiziario dopo la fine delle tavole. Vi sono davvero tante persone dietro, ma secondo te chi ha dato il contributo maggiore tra le persone che ti hanno aiutato e che hai sentito?

“Sicuramente Francesco Ripoli, il disegnatore. Il fumetto non sarebbe esistito se non ci fosse stato un disegnatore ad accompagnarmi a interpretare la mia sceneggiatura, dare la sua visione e mettere su carta quelle immagini che io ho in testa. Poi c’è un apparato di tipo redazionale in coda che approfondisce la vicenda di Ilaria Alpi. Un aiuto importante anche a livello di contatti e coordinamento è stato dato dall’allora Premio Alpi, un’entità che oggi non esiste più e che aveva un enorme archivio di immagini e documenti”.

Il fumetto tenta di spiegare la complicata matassa che lega diversi personaggi, che compaiono anche per poche vignette. Il viaggio in Somalia di Ilaria e Miran partiva da un informatore: Vincenzo Li Causi. Li Causi, ex agente segreto, era invischiato con la faccenda del riciclo di rifiuti tossici e nucleari nel paese africano, dove fu assassinato nel 1993. Il traffico illegale era stato scoperto dal giornalista e attivista Mauro Rostagno, che aveva filmato alcuni aerei italiani imbarcare armi presso l’ex aeroporto militare di Kinisia.

Nel 1988, Rostagno fu ucciso in Sicilia, dove aveva scelto di vivere e di fare attività politica e giornalistica. La sua morte venne inizialmente collegata alla mafia, ma le circostanze dell’assassinio e la maniera maldestra con cui erano state condotte le indagini dai carabinieri del comando di Trapani, portarono i magistrati ha cercare altre piste. Con molti indizi, ma poche prove certe.

Quella di Rostagno è una morte irrisolta, come quella di Ilaria Alpi. La Alpi aveva avuto varie difficoltà per ottenere il finanziamento della trasferta in Somalia e due cameraman di Rai3 avevano rifiutato la proposta di accompagnarla, solo Hrovatin aveva accettato l’incarico. L’obiettivo del viaggio era fare chiarezza sulla cooperazione italiana e somala, traducibile in scuole e strade costruite sopra container pieni di rifiuti tossici dal valore di 1400 miliardi di lire. A 29 anni da quanto accaduto tanti interrogativi girano intorno ai personaggi intrecciati con la giornalista, come il sultano del Bosao o Giancarlo Marocchino.

Chi legge questa storia non si confronta con un semplice fumetto, o almeno inizia con una graphic novel, ma scopre un progetto molto più complesso una volta che finisce le tavole.

“Questa è stata la prima volta che BeccoGiallo ha fatto una cosa del genere, perché fino ad allora i volumi pubblicati avevano la parte a fumetti e poi una bibliografia con delle letture consigliate. Abbiamo deciso di espandere tutta la parte di approfondimento redazionale, perché la vicenda Ilaria Alpi in sé, è molto complessa e molto ricca e non si poteva sintetizzare in una settantina di tavole a fumetti. In particolare tutta la vicenda processuale, tutti i misteri che circondano quello che è successo dopo, cioè tutto il depistaggio non poteva essere raccontato in poche pagine. Meritava spazio anche per una questione tecnica. Un fumetto che parla di un progetto solitamente rischia di diventare una sequenza di vignette noiosa con delle teste che parlano. Abbiamo provato a concentrare nella parte a fumetti i momenti più dinamici della storia di Ilaria Alpi. Poi è chiaro che leggendo il fumetto si capisce perchè Ilaria Alpi è stata uccisa e quali piedi ha pestato. Però essendo una storia così ricca e complessa, meritava un approfondimento che tra l’altro poi ha fatto da apripista a una serie di altri volumi di BeccoGiallo con la stessa impostazione.”

Insomma il lettore viene guidato e viene istruito per tutto il fumetto in maniera completa da più punti di vista. Alla fine vengono spiegati meglio i capitoli e si parla anche di altri personaggi , ovvero Sergio Di Cori e Mauro Rostagno.

“È stato un modo per far dire a dei personaggi delle cose riguardo Ilaria. Una vicenda che apre su tutto quello che ha scoperto Ilaria Alpi ma anche ad altre storie come quella di Rostagno, che poi ho approfondito in un altro fumetto qualche anno dopo. A dimostrare quanto sia stratificata la vicenda di Ilaria Alpi e quanto ancora ci sia da chiarire. Poi tutto questo viene approfondito nei testi che ci sono in coda. Quel dietro le quinte scritto da me che spiega le scelte stilistiche o narrative per me è una forma di rispetto verso il lettore, dove spiego perché in certi punti ho lasciato perdere la riproposizione pedissequa e attenta per cedere un po di più alla versione romanzata”.

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