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Solo uomini nella nuova Giunta valdostana

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Il presidente della Regione Valle d’Aosta Renzo Testolin, in concomitanza con la festa della donna, ha nominato la sua giunta: sette assessori, tutti uomini. Una decisione che non è passata inosservata e che ha suscitato molte polemiche. “È una situazione intollerabile e fuori dal mondo – ha dichiarato la consigliera regionale piemontese Silvana Accossato di Liberi Uguali e Verdi -, chiediamo un intervento del governo e anche in tempi celeri, non è ammissibile che nel 2023 vi siano nelle istituzioni situazioni discriminatorie che ledono in modo così palese la rappresentanza di genere andando contro i basilari principi costituzionali”.

Palazzo regione Valle d’Aosta

La stessa Accossato è consigliera dell’assemblea di Palazzo Lascaris ed è stata eletta con una legge elettorale che non prevede la doppia preferenza di genere. Il Piemonte, infatti, è rimasta l’unica regione a statuto ordinario che non ha assorbito la legge n.20 del 2016 che impone alle regioni di dare la possibilità ai cittadini di poter esprimere due preferenze, rispettando la diversità di genere. Nel caso in cui questo deficit non verrà sanato prima della sfida elettorale del prossimo anno, sarà necessario l’intervento da parte del Governo. È già accaduto in Puglia e Liguria nel 2020. Mentre, tra le regioni a statuto speciale, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Sicilia attualmente non prevedono la doppia preferenza di genere all’interno delle leggi elettorali. Un dato che è tangibile osservando la presenza di donne nelle assemblee legislative: 6 donne in Friuli a fronte di 43 uomini, 9 donne e 42 uomini in Piemonte, nel parlamento siciliano 16 donne e 54 uomini e in quello valdostano 3 donne a fronte di 32 uomini.

“Questo è un tema che la prima presidente del Consiglio dei Ministri donna dovrebbe porsi o almeno auspico lo faccia – ha sottolineato Accossato -. Anche in Piemonte ora la priorità deve essere quella di introdurre la doppia preferenza di genere, invece di pensare a riforme stravaganti come i sottosegretari che servono solo a moltiplicare le poltrone e a sfamare gli appetiti dei partiti della maggioranza”.

Guardando invece alle altre regioni che hanno assorbito i dettami della legge del 2016 è possibile notare un lieve cambiamento. Ad esempio, in Lombardia e Lazio, le ultime elezioni di poche settimane fa hanno creato due assemblee legislative con una percentuale di quote rosa rispettivamente del 25% (24 donne su un totale di 95 membri) e del 39% (20 donne su un totale di 51).  

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